Roma, 23 mag – Alle 9 del 23 maggio 1966, dalla caserma della Guardia di Finanza di San Giacomo di Val di Vizze nei pressi di Vipiteno, partì una pattuglia. I militari dovevano svolgere, lungo alcuni sentieri che conducevano al confine italo-austriaco, un servizio di perlustrazione per la repressione del contrabbando. Alle Fiamme Gialle si era aggregata una squadra di Agenti di Pubblica Sicurezza del distaccamento di Colle Isarco, appartenenti alla Squadriglia Ordine Pubblico operante in quegli anni in Alto Adige in funzione antiterroristica. I finanzieri avevano il compito di fare da guida ai poliziotti, che dovevano eseguire una ricognizione della zona, indicando loro la configurazione geografica di quei luoghi, soprattutto riguardo all’orientamento del confine e all’andamento dei sentieri. Sette uomini in tutto: tre Fiamme Gialle, guidate dal vice brigadiere Fiorenzo De Santis, e quattro Guardie di Ps. Inoltre, al plotoncino fu comandato di compiere un sopralluogo esterno allo stabile, che ospitava un rifugio alpino e il distaccamento stagionale estivo delle Fiamme Gialle, posto a 2374 metri sul livello del mare a circa 200 metri dal confine italo-austriaco di Passo Vizze. Ciò, in vista della programmata e imminente apertura estiva del valico del passo stesso.
L’edificio era formato da un piano terra e da un primo piano. La parte anteriore, orientata verso sud e occupata dal distaccamento militare, era in muratura, mentre quella posteriore, orientata verso nord e appartenente al rifugio alpino, era in legno. Le pareti laterali guardavano a est e a ovest. Sulla facciata anteriore in muratura, a sud, si aprivano tre finestre al piano terra e due al primo piano. Inoltre, dalla base della facciata, partiva una scala esterna in legno, che portava a un ballatoio e all’ingresso del presidio situato tra le due finestre del primo piano. Sulla facciata occidentale, al primo piano, si affacciavano tre finestre nella parte in muratura e due in quella in legno. Al piano terra, nella parte in muratura, vi erano due finestre appartenenti al distaccamento della Guardia di Finanza e la porta del rifugio alpino, mentre la parte in legno era occupata da altre due finestre facenti parte del rifugio. Sulla facciata orientale si affacciavano unicamente alcune finestre.
Il gruppo di militari raggiunse il distaccamento a mezzogiorno e cinque minuti. Avanti erano i finanzieri e leggermente arretrati i poliziotti. Mentre il finanziere Bruno Bolognesi attese l’arrivo dei colleghi della Polizia, il vice brigadiere De Santis accertò che la porta del distaccamento fosse chiusa. Una volta giunti anche i poliziotti, i militari si andarono a riparare dietro una roccia a causa del forte vento, e lo stesso sottufficiale dimostrò agli uomini della Ps un breve orientamento topografico. Dopodiché il plotone si sistemò dietro uno spuntone per consumare il pranzo. L’unico militare che mangiò in disparte fu Bruno Bolognesi, che si era seduto sui gradini in legno della scala che portava all’ingresso del distaccamento. A un certo momento, Bolognesi si alzò e si incamminò in direzione del confine, fiancheggiando la parete ovest del fabbricato, fino a sparire dalla visuale dei suoi compagni, alcuni dei quali riuscirono a seguirlo con lo sguardo fino a quando non raggiunse la porta del rifugio in legno e l’avancorpo che costituiva il gabinetto, dopo di che scomparve alla loro vista. Dopo alcuni secondi, verso le 12.25, una terribile esplosione scosse il silenzio e il corpo di Bruno Bolognesi fu scagliato a oltre ventiquattro metri dal punto dell’esplosione.
Secondo la perizia, Bolognesi, giunto all’altezza della finestra della cucina del rifugio alpino, tentò d’aprire le imposte per guardare verso l’interno. Aprendo uno dei due scuri provocò il contatto con un congegno elettrico che determinò il funzionamento dell’ordigno esplosivo. La bomba, composta da una quantità di donarite compresa tra gli 8 e i 15 kg, aveva un’attivazione elettrica formata da due cavetti per conduttori d’innesco a testina Schaffler (del tipo n. 8 in alluminio prodotti dalla Dynamit-Nobel germanica che li utilizzava per l’allestimento dei detonatori istantanei) connessi a una batteria di pila a secco. Uno direttamente a un polo, mentre l’altro era collegato alla stessa per mezzo di un’interruzione installata e fissata a due piastrine metalliche collegate con uno dei battenti della finestra della cucina. Al momento dell’apertura dall’esterno della finestra, le due piattine metalliche, alle quali erano state saldate le estremità dei due capi del cavetto interrotto, venendo in contatto, chiusero il circuito provocando la deflagrazione della bomba collocata su una stufa.
Bolognesi al momento dello scoppio, quando l’onda d’urto e le schegge lo investirono, era leggermente girato sul fianco sinistro. Quella parte del corpo fu letteralmente maciullata. La baracca fu scossa fin dalle fondamenta e completamente distrutta. Restò in piedi solo la casermetta in muratura. Immediatamente, il vice brigadiere De Santis, considerata l’impossibilità di trasportare il militare a spalle viste le sue gravissime ferite, si collegò via radio con la Brigata di San Giacomo in Vizze per chiedere soccorso. Subito dopo ordinò ai finanzieri di rimanere stesi a terra, all’erta e in attesa di ordini, mentre lui, assieme a due guardie di Ps, si incamminò verso il confine per vedere se ci fosse stata la possibilità d’intercettare eventuali movimenti di persone. La pattuglia non notò nulla di anormale, se non alcune impronte di scarponi sulla neve che partivano da cinquanta metri dal rifugio (dove iniziava il terreno innevato) e raggiungevano il confine, posto a qualche decina di metri più avanti. Da lì erano passati i terroristi: oltre quella linea non tracciata che si insinuava tra sterpaglie e rocce. Quando appresero che un giovane di 23 anni era caduto nella loro trappola, probabilmente se ne stavano già tranquillamente nascosti sotto le ali protettive di mamma Austria.
Eriprando della Torre di Valsassina
3 comments
[…] Bruno Bolognesi, il finanziere ucciso dai terroristi altoatesini proviene da Il Primato Nazionale.Fonte Autore: La […]
Onore a te, dimenticato eroe!!!!
A questo accaduto si ispirarono i Pooh per l’unica canzone mai dedicata ad un finanziere ucciso, “Brennero 66”