Roma, 8 feb – Gondar è un’importante città etiope nella regione di Amara, nel nord del Paese. Fino agli anni ’50 del secolo scorso era la capitale dell’Etiopia ed un punto strategico per l’aviazione italiana in Africa Orientale. I cieli della città videro alcuni dei più violenti scontri tra aviazione italiana ed inglese. In una di queste battaglie perse la vita Enzo Omiccioli, asso della seconda guerra mondiale.
Prima dell’Africa
Enzo Omiccioli nacque a Fano il 1° giugno 1915, quando imperversava il primo conflitto mondiale. Quando compì 20 anni iniziò a frequentare il corso per piloti ottenendo il brevetto di volo dopo pochi mesi. Nel 1938 venne richiamato in servizio con il grado di sergente maggiore pilota. Il soldato rimase in Africa fino al 1940 quando l’Italia entrò, al fianco della Germania, in conflitto con le potenze alleate. Il compito di Omiccioli era quello di intercettare i velivoli nemici inglesi che venivano portati al nord del continente partendo dall’Eritrea e dalla Somalia britannica.
Nel luglio 1940 partecipò ad un attacco di gruppo quando era in servizio sul lago Tana. Il compito era quello di bombardare degli obiettivi sensibili alleati nei pressi del lago etiope ma, ben presto, giunsero i caccia inglesi a difendere i compagni a terra. In un epico scontro abbatté un velivolo ma la missione venne, comunque, annullata.
Le altre vittorie e la morte
Enzo Omiccioli abbatté, in totale, cinque velivoli. Due aerei Bristol Blenheim vennero abbattuti per mano dell’abile aviatore mentre, di lì a pochi mesi, in una missione di mitragliamento a terra, abbatté altri due mezzi dando un solido contributo per l’atterramento di altri tre aerei alleati. Il nome di Omiccioli divenne leggenda in tutto il Corno d’Africa.
Enzo Omiccioli perse la vita il 3 febbraio 1941 durante un attacco a sorpresa operato dalla South African Air Force. I velivoli nemici erano molti di più di quelli italiani, meglio equipaggiati e più veloci. Il bombardamento di Gondar iniziò inesorabile ma Omiccioli non rimase lì a guardare. Saltò sul suo aereo e combatté strenuamente. La fusoliera del suo velivolo venne crivellata di colpi e il nostro precipitò al suolo, molto probabilmente già morto.
Per questa sua azione gli venne concessa la medaglia d’oro al valor militare: “Valoroso ed arditissimo pilota da caccia, durante una incursione di sette caccia nemici su di una importante base aerea, partiva su allarme, gregario di una formazione di tre velivoli. Nel cruento combattimento che ne seguiva, trovatosi isolato e accortosi che gli avversari si accingevano a mitragliare dei velivoli decentrati alla periferia del campo, con decisione e slancio attaccava le preponderanti forze nemiche. Ingaggiato l’aspro, impari combattimento e richiamando su di sé tutto l’accanimento degli avversari, impediva che essi realizzassero la distruzione degli apparecchi al suolo. Rimasto colpito ripetutamente, con indomita volontà e con grande eroismo, sosteneva il combattimento sinché esausto, precipitava, immolando alla Patria la giovane vita”.
Tommaso Lunardi