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Eroi dimenticati: Giovanni Bonanno, l’aviatore di Vidauban

by Tommaso Lunardi
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aviatore giovanni bonanno

Roma, 20 giu – Il volo è stata una pratica molto affascinante, particolare e pionieristica che ha affascinato l’uomo fin dall’invenzione del primo mezzo in grado di staccarsi da terra. Giovanni Bonanno è stato uno di questi uomini innamorati del volo, della velocità e della guerra a tal punto che, a bordo di un aereo, furono fatali per i loro nemici.

Il palermitano volante

Giovanni Bonanno nacque a Misilmeri, in provincia di Palermo, il 12 agosto del 1907. Il primo approccio con un motore a scoppio non avvenne nell’ambito del volo ma, bensì per quanto riguarda il mondo delle auto da corsa. Bonanno, infatti, lavorò in Alfa Romeo fino al 1938 quando decise di iscriversi nella Regia Aeronautica inseguendo il sogno di poter staccare il corpo da terra. Nell’ottobre del 1939, dopo appena un anno dalla sua iscrizione, ottenne il brevetto di motorista.

Bonanno venne assegnato al 7° stormo bombardamento terrestre di stanza a Lonate Pozzolo con il grado di aviere scelto. Al momento dello scoppio della seconda guerra mondiale, partì alla volta del primo terreno di battaglia interessato dall’Italia: la Francia del sud.

L’estremo atto di valore

Nel corso della sua prima avventura in guerra, Giovanni Bonanno doveva sorvolare e controllare la zona delle Alpi Occidentali. Un aereo nemico intercettò il suo velivolo e lo abbatté. Bonanno riuscì a liberarsi ma volle cercare di salvare il suo comandante rimasto gravemente ferito. Il comandante si salvò ma Bonanno precipitò al suolo morendo nello schianto.

A Giovanni Bonanno venne concessa la medaglia d’oro al valor militare per quest’atto assolutamente valoroso: “Motorista a bordo di un apparecchio da ricognizione strategica si prodigava in una difficile ed aspra missione di guerra su basi nemiche munitissime, tra l’imperversare furioso della battaglia. Benché ferito e pur avendo ricevuto l’ordine di lanciarsi con il paracadute, riusciva a raggiungere la cabina di pilotaggio del velivolo, incendiato dal fuoco dei caccia nemici, per contribuire alla salvezza dell’equipaggio. Mentre l’aereo precipitava come torcia immane, riusciva, con suprema dedizione, ad aiutare nel lancio il suo comandante gravemente colpito che poteva così salvarsi. Investito dalle fiamme nel generoso atto offriva la fiorente sua giovinezza alla Patria, oltre il dovere. Purissimo, commovente, superbo esempio di quella abnegazione che, senza speranza di premio né aspirazione a ricompense, trasforma talvolta umili soldati in fulgidi eroi. Affermazione sublime delle virtù delle genti d’Italia”.

Tommaso Lunardi

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