Roma, 27 dic – Fiore di Roccia di Ilaria Tuti è il romanzo giusto al momento giusto: mentre sui palcoscenici mainstream starlette e “comiche” si accapigliano su cosa sia lecito o no dire di una donna, questo libro ci racconta di donne dure e tenaci, le Portatrici carniche, che sono state parte integrante della vicenda della Prima Guerra Mondiale.
Fiore di Roccia, donne in prima linea
Fiore di Roccia è ambientato sul confine della Carnia nel teatro della Grande Guerra. Le donne sono rimaste sole mentre gli uomini combattono sulle montagne, in prima linea. E quando il gioco si fa duro (e disperato) le donne vengono chiamate dal Comando militare. Saranno incaricate di portare cibo, medicine e munizioni ai soldati. Gambe in spalla, su una terra inospitale, fredda e ora anche pericolosa. “È come se la morte ci avesse chiamate alle armi per difendere la vita. Non possiamo attendere, né affidarci alla speranza. A volte penso che siamo noi la speranza. E siamo tante”, scrive la Tuti.
Le Portatrici come un reparto
Col tempo, le Portatrici diventano un vero e proprio reparto, assoldano altre donne, che con le gerle sulla schiena portano tutto ciò che è necessario per i soldati. Alle loro spalle anche i cecchini austriaci tentano di togliergli la vita. Ilaria Tuti, immedesimata nel personaggio di Agata, omaggia liricamente e appassionatamente queste donne che con le loro capacità e la loro tenacia hanno contribuito alla vittoria della Grande Guerra. A queste donne, nel 1997, Oscar Luigi Scalfaro diede la Croce di Cavaliere.
Una lezione agli “antifemministi”
Fiore di Roccia è un bel libro, è sia romanzesco che documentato minuziosamente, e dovrebbe esser letto dagli infoiati delle teorie Redpill: uomini e donne sono sì diversi, e hanno ruoli diversi ma non c’è inferiorità. Questo pezzo di Storia ci insegna che quando dovuto le donne, come le Portatrici, hanno saputo adempiere al loro ruolo ed essere anch’esse eroiche. Chi denigra per partito preso la femminilità per contrastare, stupidamente, le derive femministe, dovrebbe prendere nota della vita di queste ragazze e donne, che si inerpicavano sulle montagne sotto il tiro dei cecchini ( i “diavoli bianchi”) per curarsi degli uomini in prima linea.
La Grande Guerra e il Covid
La Storia definisce gli uomini e le donne. Questo è ciò che il Covid ci sta insegnando e molti passi del libro, specialmente alle donne, non possono non richiamare le vicende attuali: “Questa guerra mi ha tolto tutto, lasciandomi solo la paura. Mi ha tolto il tempo di prendermi cura di mio padre malato, il tempo di leggere i libri che riempiono la mia casa. Mi ha tolto il futuro, soffocandomi in un presente di povertà e terrore”, scrive la Tuti. Ma le Portatrici carniche avevano un ruolo e una speranza: e questo in Fiore di Roccia è chiaro e splendente come le nevi delle Alpi. E dovrebbe ispirarci.
Ilaria Paoletti
2 comments
Basta femminismi…. Ne abbiamo piene le scatole.. Tanto la donna non potrà mai fare quello che fa un uomo.. Ora le donne sono corteggiate per i loro voti.. Che Tutti vogliono.. Ma pio non interessano a nessuno… Al di fuori del sesso..
Quando tutti ti mollano, hanno paura, perché rischiano per salvarti dalla sventura, accanto nove volte su dieci troverai una donna! Almeno oggigiorno…