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I fumetti invasi dall’ideologia Lgbt: non è più un mondo per supereroi

by Carlomanno Adinolfi
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fumetti lgbt

Hanno ucciso l’Uomo Ragno. Ma stavolta sappiamo benissimo chi è stato. La famosissima canzone che hanno lanciato gli 883 era un inno all’immaginario dei ragazzi che si scontra con il mondo reale, ma in qualche modo anche un inno nostalgico alle vecchie storie costrette ad adeguarsi ai tempi, tra pubblicità e tanti riguardi a non offendere potenti lobby. Questo trent’anni fa.

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di ottobre 2021

Ora, oltre ad aver ucciso l’Uomo Ragno, ne vogliono anche stuprare il cadavere. Quello che sta accadendo nel mondo dei fumetti negli ultimi mesi ha qualcosa di farsesco. Le grandi case editrici, come Dc e Marvel, sono sempre state avamposti dem piuttosto radicali. Da sempre i comics sono serviti anche per la propaganda, da Captain America contro i nazisti negli anni Quaranta fino a Obama, che è apparso praticamente in tutte le testate. Ma ora sono diventate una specie di circo mediatico per freak social justice warrior che fanno sembrare serie le battaglie di Michela Murgia.

I fumetti sono diventati una farsa

E così ci siamo ritrovati Robin che, dopo tre decenni di fidanzate, si scopre gay, senza motivo alcuno se non quello comparso nel ridicolo comunicato della Dc, per cui «se ti travesti, in fondo in fondo, sei omosessuale». Frase più simile a una presa in giro omofoba che non a un endorsement. Per non parlare di Harley Quinn e Poison Ivy, che da bad girl bisessuali supersexy si sono trasformate in virago lesbiche ipertrofiche simili a drag queen uscite dal Mucca Assassina. A questo si aggiunge la pletora di cambi di sesso o di genere imposti a molti eroi iconici: Thor diventa donna, Capitan America diventa nero, Iron Man lascia il testimone a una ragazzina nera e così via.

Leggi anche: Non è (più) un fumetto per bambini: arriva Dc Pride, albo “arcobaleno” con l’eroina trans

Ovviamente i risultati commerciali sono disastrosi: vendite a picco (e la colpa ovviamente è della fan-base maschilista tossica), fughe di autori che, esasperati dalle imposizioni artistiche, iniziano a pubblicare su piattaforme digitali indipendenti, vendendo più del doppio delle grandi case editrici (subendo l’accusa di essere nazifascisti dell’alt-right); negozi di fumetti che chiudono o che lasciano più del 90% di spazio ai manga perché sono gli unici albi che vendono (ma la colpa è del Giappone che ipersessualizza le protagoniste femminili adescando i poveri ragazzi).

La netta sensazione è che i vecchi autori-editori vogliano rincorrere la propaganda dem per riflesso pavloviano da autore di sinistra, finendo con il fare gaffe terribili, come la grottesca giustificazione sul…

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Una moschea non binaria prende vita e terrorizza New York: Marvel totalmente alla frutta - 14 Gennaio 2023 - 3:32

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