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Gramscismo ed egemonia: così è sorto il feudo dell’intellighenzia rossa

by Stelio Fergola
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feudo sinistra

Cos’è il «Feudo»? È evidente che non ci si riferisce al feudo tipicamente medievale, ma a una sua similitudine – con ovvie approssimazioni – con il presente. Andiamo al nocciolo: il Feudo è la sinistra, l’universo del Pd e di tutto ciò che lo ha preceduto nella politica italiana (dunque i Ds, il Pds, eccetera), ma anche l’impero culturale che ne segue i dettami o che lavora al suo fianco sulla stampa e in tv, nonché le istituzioni in cui tutto ciò si è fortemente radicato negli ultimi cinquant’anni.

Il lungo medioevo

Ci si rimanda all’epoca medievale e lo si fa con approssimazione metaforica, non certamente scientifica. Il Feudo di sinistra presenta somiglianze anche con altre realtà della storia passata (sovvengono l’assolutismo monarchico o l’era imperiale), ma il feudalesimo mi sembrava il periodo che più si avvicina alla condizione attuale dell’«Italia nazione», con tutti i suoi drammatici sviluppi.

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di dicembre 2021

Il feudo «vero» era, semplificando, un diritto concesso dai nobili che controllavano il proprio territorio. Ciò attribuiva anche benefici, come la possibilità di non partecipare alle guerre che, secoli or sono, venivano a lungo combattute dalla nobiltà, oppure garantiva la sussistenza. Il fulcro stava nel concetto di una minoranza (i feudatari) che governava terre e otteneva rendite: un numero esiguo rispetto a popolazioni per larga maggioranza contadine, verso cui esercitava un potere decisionale, seppur alle dipendenze formali del sovrano. Decideva tutto, sebbene sia da rivedere la visione «classica» del «popolo oppresso», smentita dallo studioso Guido De Ruggiero nel suo Storia del liberalismo europeo: ogni società si stabilizza sulla base di un patto politico-sociale – spesso non scritto – tra governanti e governati. Diversamente, non avrebbe enormi possibilità di sopravvivere. Un concetto che, d’altronde, era già stato espresso nell’opera di Jean Jacques Rousseau. Un do ut des implicito, insomma.

Nell’era precapitalistica la produttività era un fattore labile, e la questione si definiva in modo molto più consensuale di quanto la retorica anti-medievale sovente racconti. Dunque il Feudo è un’élite che governa una maggioranza. Decide vita sociale, politica, perfino etica. Decide ogni cosa. Esattamente ciò che avviene in Italia dagli anni Sessanta: un Feudo politico, economico, sociale e culturale domina gli italiani. Li condiziona, li indirizza, spesso anche con propagande da puro lavaggio del cervello. Questo Feudo è la galassia della sinistra progressista, incarnata dal Pd e dai partiti satellite, dalla stragrande maggioranza dei giornali, delle televisioni, nonché buona parte delle istituzioni.

Quando nasce il Feudo della sinistra?

L’ingegnere che progettò questa galassia si chiamava Pci (grazie anche ai finanziamenti sovietici). Un partito che negli anni Settanta aveva già preso il potere reale, ma non poteva esercitarlo pienamente. L’argomento «presa del potere della sinistra in Italia» non è mai stato affrontato storicamente. Non se ne è mai, in sostanza, tracciato un excursus. C’è chi però si è interrogato sulla biforcazione culturale che si è generata in Italia dopo la tragedia del 1945 tra «Paese reale e Paese culturale», producendo analisi molto utili per cominciare a costruire una linea storica sulla nascita del Feudo. Si tratta del professor Roberto Chiarini, che, ormai diversi anni or sono, scrive Alle origini di una strana Repubblica: perché la cultura politica è di sinistra e il Paese è di destra. Va da sé che nel sottotitolo la questione è evidenziata in modo piuttosto marcato, dal momento che Chiarini opera immediatamente la distinzione tra le due sfere: cultura politica e Paese, appunto.

Leggi anche: Contrastare l’egemonia culturale della sinistra: serve una strategia, ma soprattutto coraggio

«Paese di destra» è un’altra semplificazione di una situazione molto più stratificata, anche se è evidente come la nascita della Repubblica italiana, nonché la criminalizzazione e marginalizzazione del patriottismo, spieghino molte cose della «scalata al potere» del Feudo. Chiarini ricorda che «l’antifascismo eretto a criterio di invalidazione delle forze politiche che non ne sottoscrivessero il valore fondante ha sanzionato il bando della destra». In un altro passaggio si introduce il concetto di «afascismo», che ben spiega la distanza tra Paese culturale e Paese reale: «De Gasperi, già nel corso del semestre di vita del governo Parri, ha provveduto a presidiare la posizione di frontiera collocata tra l’antifascismo dei partiti e l’afascismo di gran parte del Paese».

Dunque, andando a fondo, l’Italia non è propriamente un Paese «di destra». Ma certamente non è di sinistra e, seppur in modo passivo, tutto sommato non è granché interessato alle battaglie progressiste, se non nella misura in cui tutto l’Occidente vi è invischiato per ragioni enormemente più grandi delle blande volontà dei singoli popoli. Il problema del libro di Chiarini sta nel fatto che si ferma all’entrata in vigore della Costituzione del 1948. Fino a quel punto, possiamo soltanto parlare dell’amnistia Togliatti, dell’iniziale espansione culturale, della miracolosa trasmigrazione di quadri un tempo fascisti verso il comunismo. In realtà, il Feudo conquista effettivamente il potere reale dal Sessantotto in avanti. Ma in quei vent’anni successivi alla nascita della Repubblica c’è una fase di relativo «stallo», in cui anche una cultura più propriamente patriottica tenta di farsi largo, soprattutto negli anni Cinquanta, grazie all’opera di Enrico Mattei, di Giovanni Gronchi e del cosiddetto «neoatlantismo».

In quegli anni Mattei condusse una politica indubitabilmente patriottica, se con le sue celebri «oliate» di giornali e partiti tentò anche di conferirgli un notevole sostegno culturale. Certamente, il neorealismo cinematografico stava già prendendo piede, ma se non altro non agiva indisturbato. Non è forse casuale che il Feudo prenda decisamente il largo negli anni Sessanta, dopo la morte del presidente dell’Eni. Il Feudo progressista, multiculturale e globalista non è certamente un’esclusiva italiana, sebbene vi sia una differenza qualitativa rispetto ai feudi stranieri: essi non hanno…

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È morto Eugenio Scalfari, il papa laico che ci voleva tutti meticci - La Città News 14 Luglio 2022 - 12:42

[…] ha contribuito notevolmente a consolidare il dominio culturale della sinistra in Italia, di quel “Feudo” che, da minoranza organizzatissima, comanda a bacchetta questa Nazione da almeno cinquant’anni. […]

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Pierluigi Bersani vaneggia a L'Aria che Tira, l'ordine alla Meloni: "Riconosca il 25 aprile, e subito!" - Rassegne Italia 7 Settembre 2022 - 2:54

[…] prima per un pezzettino, poi quasi totalmente. Il Feudo non si smentisce mai. E ci ricorda ogni giorno, pure in dichiarazioni di sbieco di un uomo da […]

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