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I Millennials saranno ricordati come la generazione più insulsa della storia

by La Redazione
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MillennialsRoma, 22 feb – Ragionare sulle identità generazionali non è mai qualcosa di utile. I Millennials del resto chi sono? Direste che una persona nata nel 1981 è della stessa generazione di una persona nata nel 1990? Eppure i Millennials, nella moderna narrativa occidentale, sono ovunque. Li abbiamo visti sbucare sulle maggiori testate giornalistiche visti gli ultimi eventi politici e sociali: sempre più Millennials non vogliono avere figli, la rabbia dei Millennials contro i muri di Trump, la Brexit che ruba il futuro ai Millennials… e via dicendo. Ora, più che dei Millennials, ovvero della generazione nata tra l’80 e il 95, dovremmo descrivere la Millennialità, ovvero tutta la forma culturale che consisterebbe nell’identità dei Millennials. La stampa di massa occidentale è sempre pronta a osannare la Millennialità, a darle una posizione privilegiata nella vita pubblica. Questo solamente perché i Millennials, secondo tutti i sondaggi e tutti i recenti risultati politici, sono la generazione maggiormente supportante l’agenda globalista e liberale. Ma che cosa custodisce l’identità di un Millennial? Perché dovremmo considerare i Millennials la generazione più saggia o più sveglia? Perché questa ossessione per i Millennials? La triste verità è che l’identità Millennial si fonda sul nulla, e che i Millennials non hanno ancora prodotto niente di utile per lo sviluppo culturale della società, e probabilmente mai lo produrranno. Basta confrontare brevemente i Millennials con le generazioni precedenti.

Prendiamo la musica. Se proviamo a pensare brevemente alla musica rappresentativa della generazione dei baby boomers saltano alla mente i Beatles e i Rolling Stones, e poi i Doors, e i Led Zeppelin e gli Steppenwolf eccetera eccetera… saltano alla mente agli anni ’60 e ’70. Ora, possiamo essere concordi che i Beatles, politicamente, abbiano rappresentato il Male; ma almeno i Beatles fecero della musica vera e propria, capace di evocare forti emozioni. Stessa cosa quando qualcuno pensa alla musica rappresentativa della generazione X: si pensa a tutta la musica degli anni ’80, che siano i Cure, i Toto, i Dead or Alive, gli Eurythmics, gli Iron Maiden o tutti gli altri artisti della galassia dei generi musicali di quegli anni. Quale artista rappresenta la generazione dei Millennials? Madonna? Miley Cyrus? Katy Perry? Il nulla cosmico. Quando ci ritroviamo al cenone di Natale con tutta la famiglia allargata, succede sempre che i nonni, gli zii e i genitori cantano in coro Yesterday oppure Hey Jude, e così è come le generazioni precedenti ai Millennials usavano vivere la musica. Oggi invece non c’è nulla di più facile che vedere dei giovani aprire lo smartphone e ascoltarsi passivamente qualche canzone prodotta da un circolo di vecchi in giacca e cravatta nei grandi palazzi di vetro, secondo gli algoritmi matematici che rendono una musichetta più semplice e attraente possibile. Non uno scenario che sarei contento di testimoniare ai miei figli. E questo nonostante oggi la produzione musicale sia più viva che mai: ci sono un mucchio di ottime opere musicali composte da Millennials ascoltate da Millennials. La scena Metal è più viva che mai, e così anche la scena Neofolk. Negli ultimi anni sono nati nuovi promettenti generi musicali, primo fra tutti il Vaporwave; genere che si potrebbe descrivere come la musica fondante della generazione degli anni ’90… almeno tale sarebbe se questa generazione non preferisse farsi imporre dall’alto una cultura. La Vaporwave, come tanti altri generi musicali contemporanei, è una musica di nicchia, e di nicchia è destinata a rimanere; quando tra 200 anni all’università studieranno la storia della musica, si studierà che in questi anni ci si lasciava andare passivamente al trash psicologicamente soddisfacente. Poi sicuramente ci sarà anche qualche professore che, come modulo da 3 crediti, farà un seminario sulla storia del Vaporwave, ma questo è un altro paio di maniche.

Un discorso simile avviene con la cinematografia: le generazioni precedenti hanno visto Stanley Kubrick rivoluzionare la tecnica cinematografica in modi che non si ritenevano possibili. O più in generale hanno visto grandi storie e grandi significati espressi sulla pellicola. Oggi quali sono i film maggiormente apprezzati dalle generazioni più giovani? Quali film hanno fatto la storia degli anni ’00? Cinquanta Sfumature di Grigio, oppure i blockbuster sui supereroi della Marvel pieni di esplosioni e di CGI ad alto budget? Tutto abbondantemente finanziato da circoli di vecchi in giacca e cravatta nei grandi palazzi di vetro. Anche qui: questo decadimento della cultura cinematografica di massa avviene nonostante oggi siano prodotti molti film di significato. Pensate a cosa è successo alla saga di Star Wars: la Trilogia Originale era fatta di tre film abbastanza semplici, ma con una storia avvincente e capace di catturare l’attenzione degli spettatori della Generazione X; poi venne la Trilogia Prequel, indirizzata ai Millennials allora infanti e i produttori decisero di intensificare un po’ il franchise; infine, per vendere ai Millennials divenuti adolescenti, la Trilogia Sequel è stata ulteriormente riempita di CGI ad alto budget e di narrativa politicamente correttaDella letteratura non parliamone neanche. Esiste una letteratura fondante delle ultime generazioni? Figurarsi se i Millennials, abituati a farsi nutrire una cultura dall’alto per via endovenosa dal potere economico riescono a trovare la forza di leggere un libro da cima a fondo. Giusto giusto la saga di Harry Potter può essere definita una letteratura “dei Millennials”, ma si tratta comunque di una saga destinata alla tarda infanzia/prima adolescenza (e già di per sé una saga di discutibile qualità contenutistica e simbologica). Fascia d’età oltre la quale i Millennials hanno smesso di leggere. Il tutto nonostante oggi gli ebook ci permettano di comprare un libro senza nemmeno fare la fatica di uscire di casa.

Prendiamo come esempio le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Ora, l’opera del Martin è un’opera rivoluzionaria, e sono sicuro che George Martin entrerà negli annali della letteratura anglofona; ma nei futuri corsi universitari di storia della letteratura angloamericana verrà studiata anche una triste realtà: che la “Materia di Westeros” veniva ricevuta dalla generazione dell’epoca principalmente attraverso la serie televisiva, Game of Thrones; prodotta da circoli di vecchi in giacca e cravatta nei palazzi di vetro, e opportunamente semplificata nei contenuti, e condita con un surplus di seni femminili e di narrativa politicamente corretta; mentre chi si emozionava leggendo i libri delle Cronache stava facendo qualcosa di alieno alla cultura di massa. Chi dobbiamo incolpare per tutto questo? Spesso si incolpa internet per aver “impigrito” i giovani, averli in qualche modo alienati. Eppure, sorgono molti dubbi: la presenza di internet non dovrebbe spingere i giovani in direzione opposta a questo andazzo? Viviamo in un’epoca in cui, grazie a internet, chiunque volesse approfondire il cinema swahili, la musica folk armena o la letteratura fantascientifica peruviana, non avrebbe nessun problema a farlo. Allora perché le nuove generazioni si intossicano di film e musica commerciale? Il problema dei Millennials, alla radice, è solo uno: la tendenza a richiedere la pappa pronta sempre e comunque. Piuttosto che fare lo sforzo di partecipare ad una produzione culturale, sia come produttore che come ricettore, i giovani d’oggi preferiscono che siano i circoli di vecchi in giacca e cravatta nei palazzi di vetro a decidere quale cultura debbano subire. Questo principio spiega molti aspetti della vita dei Millennials. Il porno è sempre più popolare tra le nuove generazioni, nonostante queste abbiano relativamente meno rapporti sessuali dei genitori e dei nonni. Un tempo viaggiare il mondo era considerato muoversi facendo l’autostop per le strade dell’Europa; oggi è considerato prendere l’aereo per andare a fare l’erasmus in qualche metropoli globalizzata all’estero dove alienarsi insieme ad altri erasmiani. Ultima, ma non ultima, la tendenza politica dei Millennials: piuttosto che i ragionamenti politici e l’interesse genuino per la Res Publica, meglio l’attivismo acritico politicamente corretto (che ti fa sentire un eroe, come Harry Potter, che combatte il cattivo Trump, come Voldemort) fatto di safe spaces e di je suis e di love trumps hate.

Tutto ciò avviene perché il potere, i circoli di vecchi in giacca e cravatta nei palazzi di vetro, ha deciso che la stupidità, la semplicità, la pigrizia mentale e la banalità sono cose da glorificare. Questo si manifesta sia in tutti quegli ad pubblicitari che promettono di perdere 10kg in due giorni, di imparare a rimorchiare tutte le ragazze che vuoi immediatamente eccetera eccetera… sia nell’affossamento della cultura in mezzo ad una coltre nera di operette commerciali. Che i giovani siano tendenzialmente più narcisisti e pigri dei vecchi fa parte della natura umana, perfino Esiodo si lamentava, ai suoi tempi, dei giovani che non avevano rispetto dell’anzianità. Ebbene, ora il narcisismo adolescienziale è glorificato dalla cultura di massa; e i risultati ben li conosciamo. Il risultato è una breve, ma triste, epoca storica di sospensione delle basilari regole di gusto estetico e artistico. Non si dica che “solo i grandi artisti passeranno alla storia”, perché non è vero. Noi ricordiamo le epoche passate esattamente come erano all’epoca: l’Alto Medioevo è universalmente considerato un periodo di scarsa produzione artistica, e quella poca letteratura altomedievale è materia per specialisti, questo perché l’Alto Medioevo fu un periodo di poca produzione artistica. Diversamente, il XIX secolo è l’epoca più studiata a livello artistico e culturale, questo perché fu un secolo di grande fervore culturale. Di questa generazione, le generazioni future ricorderanno esattamente quello che ricordiamo noi: che la cultura era un’orgia di video musicali coloratissimi, ma senza un’anima, e di film con tante esplosioni e neanche un insegnamento fondante. Questo è l’andazzo culturale propagandato dai mass media liberali quando mettono in scena il teatro dei Millennials: l’annullamento dell’umanità nella cultura. Si può dire, ben in linea con tutto il resto dell’agenda liberale e globalista.

Edoardo Pasolini

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14 comments

Diana 22 Febbraio 2017 - 12:43

Questi discorsi streotipati pieni di nonnismo mi fanno venire il latte alle ginocchia.

Anche perché i millenials (che poi che cavolo sono?! Chi è che ci si rispecchia realmente in queste definizioni fatte a tavolino?) una volta vengono elogiati e una volta denigrati a seconda di come fa più comodo.

E i nonnisti che incolpano i millenials di essere insulsi, cosa hanno fatto loro? Cosa fanno attualmente? Non sono forse i loro figli ad essere così?

Non sono forse stati proprio gli hippy e i beatles, negli anni 60-70, a dare il la per idee mondialiste, tipo peace and love, no frontiere, no identità, sesso libero, ect (non l’ha forse scritta John Lennon Imagine?).
E certi metallari degli anni 80 che bruciava chiese non sono forse finiti con l’essere e rimanere spesso e volentieri degli inconcludenti ignoranti che si ammazzano di birra? Non erano anche loro a dare fomentare l’idea dissacrante del sesso? E non sono loro a rimanere spesso e volentieri invischiati in uno sterile antagonismo contro il cattolicesimo che non va più in là del prendersela con il papa senza poi muoversi di un passo da una reale emancipazione da esso?

In ogni generazione vi è bene e male. Compito di quelle più mature è guidare quelle più immature a tirare fuori, proprio anche grazie alla “gioventù” e alla “carica” di cui sono dotate, il meglio.

Stare lì come dei vecchietti a dire “ah, non ci sono più i giovani di una volta!” è qualcosa di inutile e stucchevole, che non fa altro che perpetrare stereotipi e pensieri morti.

Soprattutto se gli argomenti sono:
“Quando ci ritroviamo al cenone di Natale con tutta la famiglia allargata, succede sempre che i nonni, gli zii e i genitori cantano in coro Yesterday oppure Hey Jude, e così è come le generazioni precedenti ai Millennials usavano vivere la musica. Oggi invece non c’è nulla di più facile che vedere dei giovani aprire lo smartphone e ascoltarsi passivamente qualche canzone prodotta da un circolo di vecchi in giacca e cravatta nei grandi palazzi di vetro, secondo gli algoritmi matematici che rendono una musichetta più semplice e attraente possibile.”

Magari si mettono ad ascoltare musica per conto loro proprio perché l’idea di essere al cenone di natale a cantare canzoncine assieme come dei vecchi catto-comunisti gli fa venire l’orticaria.

Quindi, vogliamo smetterla di produrre articoli e preconcetti sterili e fare invece dei pensieri che siano vivi e non puzzino di muffa e naftalina prima ancora di essere espressi a voce?

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Roberto 22 Febbraio 2017 - 4:02

Ai miei tempi tre alla volta me ne faceva! Giovani mascalzoncielli perdiggiuorno!

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Marco 22 Febbraio 2017 - 4:10

Sarò, io ed i miei figli un caso a parte.
Hyperconessi con chat privata su vpn e tor con profili fb etc totalmente falsi.
Siamo millenials tutti.
Ascoltiamo solo musica vera e la facciamo. Facciamo anche film e teatro… Ma nessuno parla di noi.
Perché non abbiamo il colore della pelle giusto. Perché non abbiamo la religione giusta.
Perché non siamo gender.
Siamo solo noi. Ma l’europa non ci finanzia.
La radio non ci trasmette etc…
Non passeremo alla storia ma i figli dei miei figli ascolteranno la musica di loro nonno.

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Dino Rossi 22 Febbraio 2017 - 7:10

Concordo con Diana.
Se parliamo di generazioni di ferro o che hanno dato un senso alla loro vita e lasciato qualcosa ai posteri sono quelle nate durante o subito dopo la guerra. Hanno ricostruito un Paese sono emigrati e poi tornati con bei gruzzoli sudati nei porti o nelle miniere di mezzo mondo, investendli in Italia e creando aziende edi occupazione. Le altre e ci metto anche la mia (1969) hanno fatto sempre meno vivendo e lasciando morire(cit.) ciò che di buono avevano ereditato. È la cultura che manca è la partecipazione ed il dialogo soprattutto in famiglia che manca. P.s. a Natale in casa nostra si cantavano e si cantano le canzoni della tradizione.

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Gabriele 23 Febbraio 2017 - 10:38

Caro signor Edoardo, è proprio vero che un bel tacer non fu mai detto o, in questo caso, scritto.
La generazione dei millennial (colgo l’occasione per ricordarle che, scrivendo in italiano, si deve lasciar cadere la “s” del plurale inglese – per chi, come lei, vive del suo scrivere, queste dovrebbero essere le basi) sarà ricordata, eccome.
Lei parla dell’aspetto frivolo e di facciata, tralasciando completamente di menzionare che la generazione dei millennial, la mia, ha a che fare con la peggior crisi dal 1929 a oggi. Pigri, ci definisce? Siamo quelli che si stanno rimboccando le maniche, adattandoci a fare due, spesso tre “mini-job” contemporaneamente, per sbarcare il lunario.
Siamo quelli costretti a ringraziare per contratti di 10 mesi.
Siamo quelli che matureranno il diritto di andare in pensione a 75 anni (sempre che questo privilegio non venga distrutto nei prossimi, lunghissimi, 40 anni).

Parlando di pigrizia, che dire della generazione delle baby pensioni? Di quelli che magari saranno stati meno frivoli e più politicamente convinti e attivi di noi (ma le consiglierei di informarsi meglio, in merito, perché sta prendendo una cantonata: meno fiducia nella politica parlamentare non si traduce necessariamente in un abbandono dell’interesse politico), ma che hanno potuto andare in pensione al di sotto dei 40 anni d’età, in tempi di vacche grasse, come si suol dire.

Mi permetto, infine, di spendere tre parole sulla sua cultura generale: si informi meglio. Ne ha davvero tanto, tantissimo bisogno.

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Lemmy 23 Febbraio 2017 - 2:34

Questo è un articolo di rara stupidità ed ignoranza, oppure è un articolo che l’autore auto-definirebbe di “intelligente propaganda”. Ma dato che l’autore non è sicuramente un genio…
Innanzi tutto l’autore è di una superficialità imbarazzante, parla di questi “vecchi in giacca e cravatta” ma non approfondisce, eppure è facile trovare un nesso tra questi “vecchi” dato che controllano tutti i mass media, le produzioni cinematografiche, musicali e chi non canta o recita ciò che la loro agenda globalista impone, non incide un bel niente, chi volesse fare un film che criticasse la globalizzazione, l’immigrazione… non ce ne sono dunque vuol dire che la mafia di “vecchi in giacca e cravatta” è efficiente.
L’autore è pateticamente ignorante, il massimo della cultura per lui è il genere “fantasy” fa pubblicità ad un autore che probabilmente ha scoperto per caso cercando qualcosa dei Beatles, visto che il loro produttore è omonimo dello scrittore dei libri di favole che piacciono tanto all’autore.
Il resto dell’inutile scritto è inutile, appunto, anche se verso la fine m’ha strappato una risata: la non provata affermazione (tipico degl’ignoranti che vogliono dare “forza” alle loro dichiarazioni) che il XIX DICIANNOVESIMO Secolo ovvero: il 1.800 sia il secolo più studiato e bla bla bla … ma…?! Forse, visto il contesto, volevi dire il XX VENTESIMO Secolo?! Perchè sai… oggi siamo nel XXI VENTUNESIMO Secolo ah ah ah e comunque è un’affermazione priva di prove quanto inutile, non vuol dire niente, infine sia i videoclip che i flims sono prodotti dai”vecchi in giacca” e non rispecchiano la realtà ma è ciò che i “vecchi in giacca” vorrebbero che fossero i “Millennials” è propaganda esattamente come quest’inutile articolo: propaganda.
PS non sono “millenario” sono della generazione dei Clash, Cure e Motorhead

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Emanuele 26 Giugno 2017 - 8:13

Mi trovo perfettamente concorde con tutto quanto scritto, gli esempi portati sono solo degli esempi e manifestazione superficiale di un qualcosa di più grave di sottofondo. Il problema vero della mia generazione (classe ’92) è la totale ed assoluta mancanza di discrimine tra essere ed apparire. Anche la questione della “pappa pronta” non credo sia veritiera, nel senso che è pieno di giovani che si impegnano per trovare il sistema di (faccio un esempio) trasferirsi in Irlanda dove è tutto rose e fiori, e lo stato ti regala la casa (dicono), e fanno carte false per arrivarci. Bene ma il punto vero è, perché l’Irlanda? (ricordo che questo è solo un esempio!!!)
Perché nella sceneggiatura di qualche film della nostra infanzia è un bellissimo paese pieno di gioia, alcool, e speranza. Fantastico, tutto quello che un ragazzo di fine secolo scorso può desiderare. Un ragazzo italiano che emigrava, lo faceva un tempo perché la sua famiglia moriva di fame, ed andava in olanda a spaccarsi la schiena in miniera (e non di alcool in Irlanda, inseguendo qualche sogno cinematografico). Il problema quindi non è la “pappa pronta” ma una totale ed assoluta mancanza di ideali, di punti di riferimento sia morali, sia concreti. Manca l’abitudine allo stare nei contesti della realtà oggettiva delle cose, e questo si manifesta su ogni aspetto della loro vita, comprese le idee politiche. Concordo che questo li renda facili da gestire, ma quando mai i giovani non sono stati gestiti? Da sempre se c’è una cosa che caratteriza l’umanità è che i “vecchi” comandano, ed i giovani “agiscono”, perché chi la vita l’ha vissuta sa come funziona ma non ha le forze per agirvi, chi ne ha la forza invece manca dell’esperienza. In questo senso quindi il problema vero sta nella GENERALE QUALITA’ DELLE PERSONE. E’ inutile incolpare la mia generazione di essere una schifezza (il che non significa che non lo sia!), perché è venuta fuori esattamente come la generazione precedente l’ha educata (saranno pur figli, e allievi di qualcuno questi “millennials”), e quelli che stanno nei palazzoni di vetro etc. etc., sono della stessa generazione di quelli che ci hanno educati, e sono gli stessi che hanno fatto o osannato il ’68, e sono quelli che hanno alimentato la distruzione di ogni regola di convivenza civile, e sono anche quelli, che (dati ISTAT alla mano) hanno dato all’Italia una crescita della popolazione pari allo 0% dagli anni 70 fino al 2000, perché avevate la vostra carrirera da fare.
Quanto è stato scritto nell’articolo è tutto vero, ma visto che se ne fa una questione generazione mi sorge spontaneo un .
Anche perché, noi saremo anche una generazione inutile (e lo siamo) ma attualmente tutti i problemi, “tutti i timoni” del mondo sono ancora in mano vostra, e la nave sta colando a picco in mano vostra.

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Emanuele 26 Giugno 2017 - 8:17

Un tratto tra le graffette si è cancellato, aggiungo adesso:
[…]Quanto è stato scritto nell’articolo è tutto vero, ma visto che se ne fa una questione generazione mi sorge spontaneo un “da che pulpito viene da predica”. […]

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Maurizio 2 Aprile 2018 - 3:33

Non to parole, voi, generazione del 1990, vi permettete di dare giudizi ma non vi vergognate, siege il nulla piú assoluto. Della vostra generazione l’80% non ha i call I alle mani, voi ragazzine siege terrorizzate al solo sentire parlare di famiglia e di figli. Noi non saremo del Santi ma ci siamo rinboccati le maniche e abbiamo ricostruito un mondo che era allo sfascio permettendo a voi di non patire la fame come noi. Oggi vi vediamo per le strade vestiti come straccioni e comportarvi senza il minimathe rispetto. Siete il nulla e vi permettete di parlare con arroganza. Dico solo ergognatevi.

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Lucrezia90 13 Gennaio 2019 - 1:22

Una nata nel 90′ oggi ha quasi 30 anni, nel 1975 alla stessa età eri stra adulta, questo è il problema. Nei film anni 70′ oppure 80’una donna di 25 anni risultava già sposata.Il problema è che imbecilli come te continuano a chiamare “ragazzine” donne adulte, così vi sentite più giovani. Il problema non sono i millennials, ma i vecchi settantenni idioti che non si vogliono togliere dai coglioni.

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Ronzo stronzo 1 Agosto 2019 - 2:26

Avete distrutto l umanità e ancora parlate. Ma minimo i millennials se continuate a rompere i coglioni (che son trentanni che le tentate tutte per ucciderli mafiosetti del cazzo) vi bruciano vivi. Ignoranti del cazzo.

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Apocalisse 1 Agosto 2019 - 2:31

Vi prenderemo a mazzate vecchidimmerda se nn la smettete di attentare alle nostre vite. Morite con dignità almeno invece di dire cazzate dopo aver portato al baratro l l’umanità intera e distrutto le vite dei figli. Delinquenti. Smettetela o vi bruciamo vivi Dio cane

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Fede 18 Settembre 2019 - 2:17

Ringrazia Dio che siamo pigri(dalle 6 in macchina e a pranzo un panino cercando di sbarcare il lunario)che se mi facevi un discorso del genere in questo momento ti facevo ingoiare tre/quattro denti, poi penso che son pigro e sicuramente ti avrei sorriso dandoti ragione, tipo i pazzi.

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cincinatus 14 Maggio 2020 - 10:33

Premetto che sono dall’altra parte del fiume politicamente rispetto a questa rivista. Ma questo articolo lo condivido al mille per mille. Siamo circondati da una mandria di idioti. Che non sanno più parlare, pensare, leggere, scrivere. Tutti lobotomizzati dai social, dagli smartphone, dai like, da whatasapp, dai selfie, dalle serie tv, dall’essere sempre connessi, dall’essere eterni, dall’essere tutti amici ( virtuali) in un mondo ( virtuale). Un mondo che sta cadendo a pezzi. Non c’è più nessuno con il quale si può parlare, anche scontrandosi, ma che abbia un’idea propria, che sappia ragionare, che abbia una minima idea di cosa siano davvero la cultura, la musica, l’arte. Cos’è quella roba che c’è adesso? Musica? Arte? Fantascienza? Un esempio prima di chiudere:1984 di Orwell rimane ancora oggi mille anni avanti di tutte le serie tv, realtà virtuali e idiozie varie tanto care ai giovani di oggi. Tutto quel che c’è oggi attorno a noi è morto. E anche la gente attorno a noi è morta. E quel che è accaduto durante questo periodo ne è stata la dimostrazione. Passo e chiudo.

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