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La famiglia tradizionale: un concetto in pericolo diventato un tabù moderno

by La Redazione
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Roma, 20 giu – Sembra curioso e lascia sorprendentemente e tristemente attoniti constatare che il solo domandare “In futuro vorresti avere dei bambini?” sia oramai diventato un tabù. Una di quelle domande ritenute ormai discriminatorie per i nostri tempi. Fuori luogo, di troppo, sconveniente, persino maleducata. Come se il concetto di famiglia tradizionale, quello di mettere al mondo dei figli e prendersi cura di loro, nell’ottica distorta e distopica di questo nuovo secolo equivalesse inevitabilmente a perdere ogni forma di libertà femminile e controllo di sé.

Patriarcato, patriarcato ovunque

L’ombra in agguato è sempre la stessa, ormai quasi divenuta una penosa e monotona cantilena: la minaccia del tanto famigerato “patriarcato”. Cosa sia e come si manifesti nessuno in realtà lo ha mai capito fino in fondo. Pare si annidi inevitabilmente in ogni aspetto della vita quotidiana. Dagli spot pubblicitari in televisione costantemente accusati di sessismo, fino all’attribuzione dei cognomi ai bambini. In ogni aspetto della vita umana ci sarebbero infimi retaggi patriarcali da combattere ed eradicare. Persino atavici modi di dire non ne restano esclusi. I celebri “auguri e figli maschi” oppure “mogli e buoi dei paesi tuoi” sono stati banditi in nome di un perbenismo modernista che attacca le forme, i simboli e i proverbi. Mai la sostanza.

La famiglia tradizionale? Ormai è un tabù

La stessa famiglia tradizionale sarebbe un tabù. Così come desiderare di diventare mamme rispecchierebbe un’atroce negazione della propria emancipazione, nell’ottica distorta e malata che intenderebbe inquadrare il non avere figli come essenziale precondizione dell’emancipazione stessa. La “nuova normalità” sarebbe contraddistinta dalla solitudine, dalle relazioni occasionali, dall’identificazione della vita matrimoniale con quella di un’esistenza fatta di servilismo e oppressione. La maternità ha smesso di essere un desiderio, divenendo un peso sociale e morale. Sognarla sembra quasi una vera e propria assurdità.

Dietro la maschera della “donna forte”

L’immagine della donna forte, indipendente e libera diventa paradossalmente così terribilmente fragile nel suo non riuscire più a conciliare vita lavorativa e familiare. L’una sembra escludere inevitabilmente l’altra, in un crescendo di contraddizioni che identificherebbe come più libera e più forte una donna retribuita dal suo datore di lavoro che non dal sorriso dei suoi figli. In un secolo che non accetta compromessi ma che sa soltanto ciecamente urlare, per una donna, conciliare focolare domestico e carriera senza mai mettere da parte l’uno o l’altro aspetto diviene davvero un gesto rivoluzionario.

Elisabetta De Luca

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