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La grandezza di Roma nelle nuove scoperte ai confini dell’Impero

by Andrea Bonazza
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Roma, 21 aprile – Oggi è un giorno speciale, un giorno potente. Una data antichissima che celebra la fondazione divina di una città rievocandone la sua forza e la sua grandezza impareggiabile. Nata per volere degli dei nel 753 a.C., dopo 2776 anni Roma mostra oggi purtroppo il suo volto più degradante; governata da omuncoli che ne stravolgono le leggi fondanti e perennemente invasa da genti che ne insudiciano il marmo augusteo e ne sviliscono la storia. Ma tra le sue rovine millenarie, l’Urbe nasconde ancora in un culto misterico tutta la propria energia, magica e sacra. Una città fondata nel sangue e nelle origini italiche delle sue terre versate nel mundus, suo ombelico, e che dal confine primigenio racchiuso nei sette colli ha obbedito alla sacra missione di espanderne il verbo e le leggi in tutto il mondo allora conosciuto. Roma. Una parola che ancora oggi è conosciuta, temuta e ammirata da tutti i popoli, e alla quale l’Europa tutta, volente o nolente, lega le proprie radici. Da modesto insediamento guerriero, infatti, l’Urbe divenne presto città, regno, civiltà e impero in grado di stabilire la sua Pax nel mondo antico, inglobandone le tradizioni e ordinandolo con regole universali.

“Sia concessa questa scusa all’antichità, di rendere, mescolando le vicende umane a quelle degli dei, più sacri gli inizi delle città; e se a qualche popolo è giusto concedere di rendere sacre le proprie origini e di rimandare agli dei come capostipiti, il popolo romano ha una tale gloria di guerra che, innalzando il potentissimo Marte a padre suo e del suo fondatore, i popoli della terra sopportano pazientemente anche questa convinzione tanto quanto ne sopportano il dominio “ (Tito Livio – Ab Urbe condita, I, 8).

Tempio di Marte scoperto in Francia

Un esempio della imperitura grandezza di Roma e della sua Tradizione, oggi lo troviamo in Francia. Nel nord ovest del Paese gallico, infatti, nel sito di La Chapelle-des-Fougeretz, gli archeologi hanno appena scoperto una struttura che si pensa fosse un tempio dedicato a Marte. Il dio della guerra romano, protettore dell’Urbe, accompagnava i suoi invincibili guerrieri in ogni battaglia e in ogni conquista. Ad Esso era dedicata la vita stessa, militare e civile, del popolo che animava la città eterna e le sue periferie. Françoise Labaune-Jean, dell’Istituto nazionale francese di ricerca archeologica preventiva (INRAP), crede che il grande santuario riportato da poco in luce, con vista sulla città romana di Condate, era con ogni probabilità un sito molto importante. Si pensa che l’antico templum Martis sia stato fondato poco dopo che la regione fu conquistata dal mitico generale Giulio Cesare, nel 56 a.C., durante il De Bello Galli. Il santuario potrebbe aver resistito per secoli alla sua funzione, fino al crollo dell’Impero Romano d’Occidente. Sebbene ad oggi non siano ancora state trovate iscrizioni, nel sito è stata trovata però una statuetta in bronzo raffigurante il dio Marte. Insieme al bronzetto simbolo della divinità guerriera, i ricercatori hanno rinvenuto anche diverse armi di ferro depositate in un fossato intorno al santuario e, poco distanti, alcune statuette in terracotta che potrebbero rappresentare Venere e la Dea Madre. Quasi sicuramente, questo particolare corredo scoperto in prossimità dell’antico tempio potrebbe rappresentare le offerte divine dei legionari romani stanziati nella regione.

Forte romano rinvenuto sul Vallo Antonino

Ma le infinite scoperte relative alla grandezza di Roma in Europa non terminano in Francia; come Cesare si spostò dalla Gallia alla scoperta della Britannia, attraversiamo anche noi la manica per solcare l’Inghilterra e arrivare all’estremo confine settentrionale dell’Impero. Tracce di un forte romano, che un tempo sorgeva accanto al Vallo Antonino, sono state rilevate nelle pianure centrali della Scozia. I ricercatori di Historic Environment Scotland, usando una tecnica di rilevamento geofisico nota come gradiometria, che misura piccoli cambiamenti nel campo magnetico terrestre, hanno fatto questa grande scoperta individuando l’ennesima traccia della potenza romana lungo il più estremo limes imperiale. In realtà, già nel 1707, l’antiquario Robert Sibbald scrisse di aver visto questo forte ma, considerando le conoscenze topografiche dell’epoca, la sua posizione esatta rimase sconosciuta. Stando ai primi studi degli esperti, la struttura aveva una base in pietra sormontata da un bastione di torba di sei piedi che circondava due piccoli edifici in legno. Tra il 142 e il 162 d.C., da 10 a 12 soldati romani avrebbero presidiato il forte con turni settimanali, alternandosi con un altro distaccamento di un forte più grande situato più a nord. In tutto, sono stati trovati 10 dei 41 forti che si pensa abbiano fiancheggiato le 39 miglia del Vallo Antonino, costruito da Roma per diifendere il territorio romano delle indomabili tribù dei Caledoni, che popolavano quelle terre selvagge.

Andrea Bonazza

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Legio X 22 Aprile 2023 - 1:17

Caput mundi semper.

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