San José, 19 apr – In un’epoca dominata dalle tecnologie più sofisticate e dalla presunzione di sapere tutto, alcuni ritrovamenti archeologici risalenti a migliaia di anni fa riescono ancora a porci enormi interrogativi legati alle civiltà più antiche. È oggi il caso delle Las Bolas enormi sfere di pietra della civiltà Diquis dell’omonima valle del Costa Rica, dal 2014 divenute monumento nazionale ed entrate ufficialmente nel patrimonio dei siti Unesco. Queste petrosfere suscitano grande curiosità nel mondo scientifico accademico così come in quello più amatoriale che talvolta raggiunge le più disparate conclusioni ai limiti della fantascienza.
Las Bolas, l’origine delle petrosfere del Costa Rica
L’ultima di queste petrosfere è stata trovata nella Valle del Rio Grande de Térraba, dove la cultura Diquis stabilì complessi sistemi sociali, economici e politici per governare la società. Nel periodo Aguas Buenas, dal 300 all’800 d.C. – e successivamente nel periodo Chiriquì che determinò la massima espansione e sviluppo di questo popolo precolombiano tra l’800 e il 1500 d.C. – sulle rive del fiume Térraba molti insediamenti si svilupparono fino a formare quelle che potremmo definire delle grandi città, con costruzioni sacre e abitative, grossi tumuli funerari e, appunto, misteriose sfere.
Come altre, la cultura Diquis scomparve poi completamente con l’arrivo dei conquistadores e la dominazione spagnola dell’America Latina. Alcune petrosfere vennero rinvenute nel sito archeologico Finca 6, nel cantone di Osa della provincia di Puntarenas. Qui gli archeologi dell’Instituto Nacional de Antropología e Historia (INAH) e del Museo Nazionale del Costa Rica (MNCR) nel corso degli scavi hanno riportato alla luce sei sfere di pietra delle quali, alcune, sono risultate purtroppo deteriorate a causa di alterazioni derivanti dalla costituzione della roccia.
La magica Terra delle Sfere
Se alcune fantasie oggi speculano sull’origine aliena delle sfere e altre ne ipotizzano l’eredità mitica di Atlantide, la tradizione cosmologica Bribri spiega la storia delle petrosfere nel mito delle “palle di cannone di Tara“. Chiamato anche Tlatchque, Tara era una divinità condivisa anche da altre popolazioni precolombiane e che, per alcuni versi, potrebbe ricordare il nostro Giove. Venerato come dio del tuono, Tara si serviva di un gigantesco cannone per sparare le grandi sfere di pietra contro il rivale Serkes, divinità dei venti e degli uragani, per scacciarlo dalle ricche terre del Costa Rica. Un’altra leggenda di queste terre, ponte geografico e spirituale tra Centro e Sud America, narra invece che quando Francisco Pizzardi, conquistatore del Perù, chiese ai grandi capi dell’impero Inca come potessero determinare l’affidabilità e i poteri mistici degli sciamani, questi risposero che venivano addestrati e messi a dura prova nel lungo cammino verso nord, nella magica Terra delle Sfere.
Un mistero avvolto in un enigma
Scoperte per la prima volta negli anni Trenta dalla multinazionale Chiquita (all’epoca United Fruit Company) intenta a demolire pezzi di giungla coi bulldozer per creare nuove piantagioni di banani, appena le istituzioni si resero conto della sensazionalità della scoperta riuscirono fortunatamente a intervenire per metterne in salvo decine di esemplari. Da quel giorno sono state oltre 300 le sfere rinvenute in diverse aree del Costa Rica divenute ormai un simbolo identitario nazionale. Le loro dimensioni variano dai pochi centimetri fino ai 2 metri di diametro e possono arrivare a pesare fino a 15 tonnellate. Proprio il loro peso rappresenta un dilemma sulla loro manifattura, perché se è vero che risulta facile fare rotolare una palla, lo stesso non si può certo dire nel crearne una di notevoli dimensioni come quelle dei Diquis.
Per gli studiosi la soluzione è da ricercare nella composizione geologica stessa della pietra composta di gabbro, equivalente a grana grossa del basalto, ma anche di arenaria o di calcare marino. A differenza di quanto raccontano alcune leggende locali che attribuirebbero all’erboristeria magica il modellamento delle pietre, probabilmente potrebbero essere state scaldate a fuoco e raffreddate con acqua per renderle maggiormente malleabili, martellate con altre rocce e successivamente sfregate con la sabbia in modo da levigarne la superficie; diverse infatti sono le possibilità dettate dalle conoscenze degli antichi popoli dell’America Latina. Sembrerebbe però assodato che la terra natia di queste misteriose sfere fosse sulle colline di Talamanca, a vari chilometri dai luoghi dei ritrovamenti.
A cavallo degli anni Cinquanta, gli archeologi Doris Stone e Samuel Kirkland Lothrop – in una lunga ricerca che disegnò una bozza di mappatura dei siti delle petrosfere – suggerirono che la disposizione delle stesse potesse corrispondere all’allineamento dei pianeti durante specifiche fasi astronomiche. Purtroppo ad oggi, con lo spostamento di molte sfere dai luoghi di ritrovamento, non è più possibile verificare la veridicità di questa teoria. Le più recenti ricerche condotte in questi anni però, tramite esami al carbonio 14 hanno svelato che la datazione degli elementi sferoidali potrebbe risalire addirittura al 4000 o 5000 a.C., sollevando nuovi complicati enigmi sull’origine di questo misterioso fenomeno.
Andrea Bonazza