Roma, 5 set – Chi ama gli orologi sa che non sono semplici strumenti per misurare il tempo. Sono custodi di storie, di ingegno umano, di tradizioni che si tramandano di generazione in generazione. E, se c’è un Paese che ha saputo fondere bellezza, tecnica e stile in questo mondo meraviglioso, quello è senza dubbio l’Italia. L’orologeria italiana non è mai stata solo un fatto di meccanica: è cultura, design, artigianato. È quell’eleganza innata che il nostro Paese porta in ogni cosa che crea, dalle automobili alla moda, dalla cucina all’arte. Gli orologi italiani sono esattamente questo: piccole opere d’arte da indossare al polso. Non dobbiamo dimenticare che l’Italia è stata, già nel Rinascimento, culla di orologiai e di studiosi del tempo. Nelle grandi città come Firenze e Venezia si costruivano meridiane, orologi da torre e strumenti di precisione che oggi possiamo ammirare nei musei. Erano oggetti che univano il sapere scientifico all’estro artistico, proprio come ancora oggi fa la nostra orologeria.
Panerai e la Decima MAS: il tempo degli eroi
Se parliamo di marchi italiani, il primo nome che viene in mente è sicuramente Panerai. Ci sono storie infatti che non si leggono solo nei libri, ma che si possono sentire pulsare al polso. Una di queste è la storia di Panerai e della Decima MAS: un legame indissolubile tra orologeria e avventura militare, tra Firenze e il mare aperto, tra il ticchettio preciso di un movimento e il respiro trattenuto di uomini pronti a tutto.
Firenze, 1860: le origini di una leggenda
Tutto inizia nel cuore di Firenze, quando Giovanni Panerai apre un piccolo negozio di orologi e strumenti ottici. Nessuno poteva immaginare che quel laboratorio artigianale, affacciato sull’Arno, sarebbe diventato la culla di uno dei marchi più iconici dell’orologeria mondiale. Panerai era già allora sinonimo di precisione e innovazione, ma fu la collaborazione con la Regia Marina Italiana a trasformare quell’impresa familiare in leggenda.
Il Radiomir: quando il tempo si illumina nelle profondità
Negli anni ’30, gli uomini della neonata Decima Flottiglia MAS – la più audace unità della nostra Marina – avevano bisogno di strumenti in grado di accompagnarli nelle missioni più impossibili: immersioni notturne, assalti silenziosi, ore di apnea dentro i porti nemici.
Panerai rispose con un orologio diverso da tutti gli altri: il Radiomir. Un gigante da 47 mm, con cassa a cuscino, quadrante nero essenziale e indici che brillavano nell’oscurità grazie a una sostanza luminescente a base di radio. Non era un vezzo estetico, era questione di vita o di morte: leggere l’ora sott’acqua, in piena notte, significava tornare a casa.
Teseo Tesei: l’uomo che sfidò il tempo e il mare
Se Panerai fu il cuore tecnico, Teseo Tesei fu l’anima visionaria di questa epopea. Ufficiale della Regia Marina, genio dell’ingegneria e uomo di mare, Tesei fu il creatore del Siluro a Lenta Corsa – il celebre “maiale”. Con quel mezzo, apparentemente rudimentale ma rivoluzionario, gli incursori potevano cavalcare sotto la superficie del mare e colpire al cuore le flotte nemiche.
Tesei non fu solo l’inventore: fu anche l’uomo che seppe capire quanto strumenti come gli orologi Panerai fossero vitali per le missioni. In un’epoca in cui nulla era lasciato al caso, avere al polso un Radiomir significava sapere con certezza quanto tempo restava prima di emergere, di piazzare la carica, di sopravvivere.
Il suo coraggio lo portò a compiere missioni al limite dell’impossibile. Il 26 luglio 1941, durante l’attacco a La Valletta, Tesei trovò la morte al comando del suo siluro. Aveva appena 35 anni. La sua eredità, però, non si spense: divenne leggenda, simbolo di ingegno e sacrificio, e il suo nome resta inciso nella storia della Marina Militare italiana.
La Decima MAS: silenzio, coraggio e secondi che valgono una vita
Parlare della Decima MAS significa raccontare uomini che fecero del mare il loro campo di battaglia e del silenzio la loro arma più potente. I loro mezzi, i “maiali” di Tesei, si infiltravano nei porti più sorvegliati del Mediterraneo per piazzare cariche esplosive sotto le corazzate nemiche.
Il 19 dicembre 1941 ad Alessandria d’Egitto, sei incursori della Decima MAS riuscirono a colpire due orgogliose navi britanniche, la Queen Elizabeth e la Valiant. Fu un’impresa che scosse il mondo intero. Al loro polso, silenziosi compagni di missione, c’erano i Panerai Radiomir. Ogni minuto scandito da quegli orologi era un battito in più verso la gloria o verso l’abisso.
Dal Radiomir al Luminor: l’evoluzione di un’icona
Col passare degli anni, Panerai perfezionò i suoi strumenti. Nacque il Luminor, con la celebre protezione a ponte della corona e una nuova sostanza luminescente più sicura. Era un orologio ancora più resistente, ancora più fedele alle esigenze dei palombari e degli incursori. Nessun fronzolo, nessuna concessione: solo ciò che serviva davvero, in perfetta simbiosi con chi lo indossava.
Una storia di mare e coraggio
Quando negli anni ’90 Panerai aprì al mercato civile, il mito uscì dall’ombra. Per i collezionisti, scoprire quegli orologi fino ad allora riservati ai militari fu come trovare un tesoro nascosto. Da allora, Panerai è diventato un’icona mondiale, ma chi conosce la sua storia sa che dietro ogni Luminor o Radiomir non c’è solo design italiano: c’è il respiro trattenuto degli uomini della Decima, c’è il genio di Teseo Tesei, c’è il buio dei fondali marini e il coraggio di chi affrontava l’impossibile contando ogni secondo.
Indossare un Panerai oggi non è soltanto una scelta di stile. È un atto di memoria. Un tributo a chi ha osato sfidare il mare e il tempo stesso.
Officine e maestranze: il gusto del dettaglio
Oltre a Panerai, l’Italia ha dato i natali a piccole maison e artigiani che hanno fatto dell’orologeria un’arte intima e preziosa. Anonimo Firenze, nata dopo la vendita di Panerai a Richemont, ha raccolto quella stessa eredità militare e artigianale. Marchi come Locman all’Isola d’Elba hanno invece portato una ventata di leggerezza e colore, sposando innovazione dei materiali e design mediterraneo.
E poi ci sono i tanti microbrand che oggi stanno emergendo, figli della passione di collezionisti e designer italiani che non si accontentano di indossare, ma vogliono creare. È il caso di Meccaniche Veneziane o di Unimatic, marchi giovani che hanno già conquistato estimatori nel mondo, grazie a un mix di stile italiano e affidabilità meccanica.
Design, cuore e anima
Ciò che distingue davvero l’orologeria italiana è il suo sguardo sul bello. Mentre la Svizzera ha sempre puntato sulla perfezione meccanica e la Germania sulla solidità ingegneristica, l’Italia ha messo al centro il design. Linee pulite, quadranti leggibili, casse dalle forme armoniose: l’estetica italiana riesce a rendere unico ogni segnatempo. Non a caso molti marchi svizzeri, nel corso della loro storia, hanno collaborato con designer italiani.
Un hobby che è una passione
Collezionare orologi italiani è più che un hobby: è un atto d’amore verso la nostra storia. Ogni volta che si guarda il quadrante di un orologio italiano e si sente il ticchettio del movimento, sembra di percepire non solo lo scorrere dei secondi, ma anche l’eco di secoli di arte, passione e tradizione. Chi sceglie un orologio italiano non cerca soltanto un movimento preciso, cerca un’anima che trasmette sensazioni ed emozioni.
È questa la magia che rende l’orologeria italiana unica ed inimitabile.
Fulvio Cobaldi