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Musk e la nostra storia: ringraziamo Elon senza farne un supereroe

by Marco Battistini
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Roma, 31 gen – Un milione di dollari per finanziare progetti archeologici e di conservazione del patrimonio culturale romano, altri due destinati alla decifrazione dei papiri di Ercolano (documenti in lingua greca risalenti ai tempi dell’eruzione del Vesuvio). È quanto stanziato dalla Fondazione Musk: a rendere pubblica la notizia ci ha pensato – nei giorni scorsi su X – Andrea Stroppa, giovane referente italiano del noto imprenditore sudafricano.

I dettagli del finanziamento

Per quanto riguarda la prima parte della cospicua donazione, gestita direttamente dall’Istituto Americano per la Cultura Romana – organizzazione senza scopo di lucro con sede negli Stati Uniti – il bottino verrà distribuito ad archeologi, restauratori, ricercatori, storici e studenti. Come? Attraverso un bando in scadenza il 31 marzo 2025. La sua piattaforma, Ancient Rome Live, abbina alla ricerca d’avanguardia un coinvolgimento pubblico che sia il più ampio possibile. Nel suo quarto di secolo di vita l’Airc si è occupata di scavi, programmi educativi e promozione di questo importante patrimonio culturale.

I restanti due terzi, invece, andranno nelle casse della Vesuvius Challenge. Con l’ausilio dell’intelligenza artificiale lo scopo è quello di continuare a ricavare porzioni di testo dai rotoli carbonizzati nel 79 dopo Cristo. A stretto giro di posta una decina di papiri andrà ad Oxford per essere scansionata con un acceleratore di particelle. A proposito: nel maggio scorso uno studioso italiano avrebbe localizzato la tomba di Platone

Iniziative che – secondo le parole dello stesso Stroppa – “riflettono la visione di Elon Musk di preservare, proteggere la cultura e la storia romana, offrendo risorse concrete”.

“Archeofuturismo all’americana”

La fascinazione del fondatore di Neuralink e SpaceX per tutto quel che riguarda l’Antica Roma è nota da tempo. Un qualcosa che talvolta ha preso pieghe quantomeno grottesche (come quando disse di voler sfidare fisicamente Zuckerberg al Colosseo). Ma il fatto che anche al di fuori dell’Europa ci siano personalità interessate ad approfondire la nostra storia – va detto – ci fa piacere.

Ringraziamo il buon Elon senza farne però un supereroe. In un recente editoriale Gabriele Adinolfi ha definito la capacità di sintesi muskiana – “tra ambienti retrivi che fungono da coagulante ed ambienti futuribili che fanno da solvente” –  un “archeofuturismo all’americana”. Per quanto ‘simpatico’ possa risultare, rimane pur sempre un alfiere del grande capitale transnazionale che fa politica in una Nazione che non è la nostra. Anzi, come ben sappiamo, molto spesso gli interessi a stelle e strisce vanno nella direzione opposta a quella che dovrebbe percorrere il Vecchio Continente.

Riusciremo a sfruttare l’effetto Musk?

Continueremo a seguire il fenomeno-Musk con interesse, tanto più in questo contesto dove i paradigmi internazionali stanno subendo un netto cambio di rotta. Senza antagonismi aprioristici né populismi un tanto al kg. Voce del verbo lavorare, per riempire attivamente quei vuoti che ogni cambiamento porta inevitabilmente con sé. 

Make Europe Great Again ha twittato pochi giorni fa il numero uno di X. Non ci interessa cosa intendesse realmente – a pensar male: un ricco mercato (che rimanga topolino politico). Se è vero che l’egemonia si costruisce soprattutto sul lessico, cogliamo la palla al balzo. Conta la nostra volontà di fare nuovamente grande l’Europa. Sì, come al tempo degli antichi romani. Con o senza Musk. 

Marco Battistini

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