Roma, 31 gen – Texas is a state of mind: “Il Texas è uno stato d’animo. Il Texas è un’ossessione. Ma soprattutto, il Texas è una nazione in ogni senso della parola”. Parola di Steinbeck, che però non era texano. Lo sono invece Matthew McConaughey e Woody Harrelson, una coppia di attori famosissima, diventata “cult” con la prima stagione di True Detective. Dieci anni dopo la serie, scritta da Nic Pizzolatto, i due si sono ritrovati per rivestire i panni di Rust Cohle e Marty Hart: non è stata una semplice rimpatriata.
Il Texas come stato d’animo
Non è la prima volta che l’attore premio Oscar Matthew McConaughey si lascia andare ad esternazione “scorrette”: nel 2020 aveva definito “arrogante” l’atteggiamento della sinistra rispetto all’elettorato di Trump. Insomma chi nasce nella Repubblica del Texas sembra che ce l’abbia come “mindset” quello di mettersi di traverso e di essere solitariamente orgogliosi. Nella clip di 4 minuti intitolata “True to Texas”, insieme ad Harrelson tornano nei panni dei detective della fortunatissima serie HBO per sollecitare la legislatura a creare incentivi per le produzioni televisive e cinematografiche proprio nello Stato della Stella Solitaria. Una sfida aperta alla California e alla ormai “troppo” detestata Hollywood. Una critica che per bocca di Matthew/Rust non fa sconti: “Ti chiedi mai se questa nostra industry non si stia mordendo la coda?“, domanda Harrelson. “No, non me lo chiedo. Restrizioni, regolamenti, produzioni di poca importanza, lezioni di politica“, dice McConaughey prima di usare una delle frasi simbolo di Cohle, adattata per l’occasione: “Hollywood è un cerchio piatto, Wood. Continua a girare in tondo come un disco senza audio“. Una bordata chiara e tonda allo “Star System” hollywoodiano e le sue derive politicamente corrette, alle lezioni morali sul palco degli Academy, ma evidentemente anche all’autoreferenzialità di molte produzioni che ormai sfornano solo biopic “vetrina” (ultimo della serie A Complete Unknown).
“Voglio cambiare musica”
“Quindi vuoi spegnere il disco?“, chiede Woody/Marty. “No, voglio cambiare musica“. Un’affermazione che sa di sfida, non solo strettamente cinematografica ma culturale. Perchè hanno scelto di riesumare la coppia di True Detective? Perchè la serie è stata un prodotto di forte identità “sudista“: scende nel cuore di tenebra del deep south ma senza tentare di rinnegarlo, o peggio, moralizzarlo. E questa identità viene percepita, evidentemente, in contrapposizione alle noiose veline woke della costa occidentale. Una serie che probabilmente Sergio Leone avrebbe definito “umanista” perchè di natura western, anche se la frontiera tradizionale si sposta sulle latitudini della Lousiana. Per il regista romano infatti il western aveva tutti gli ingredienti dell’umanesimo. In un’intervista a Gianni Minà disse: “Io credo che il cinema western sia una forma d’umanesimo, c’è l’individuo isolato e irriducibile, c’è l’orizzonte sgombro fin dove arriva lo sguardo, c’è ancora un mondo senza storia e senza rovina. Il mito della frontiera come cartolina illustrata, solo all’apparenza: è l’eterna lotta tra il bene e il male in forma metaforica, grottesca, essenziale”. L’ultima scena dell’ultima puntata di True Detective si conclude con questa stessa presa di coscienza: “c’è solo una storia. La più antica… La luce contro l’oscurità“. E nella clip si arriva a ipotizzare una piattaforma per il cinema completamente nuova: “un rinascimento“. Un rinascimento del cinema alla frontiera? Suona bene come musica.
La nuova Hollywood
Il video, che vede la partecipazione anche di Dennis Quaid e Billy Bob Thornton sembra voler “spingere” il Texas ad una presa di coscienza tutt’altro che filosofica: “Una piccola frazione del surplus di bilancio del Texas trasformerà lo stato nella nuova Hollywood“. Una Nuova Hollywood che potremmo immaginare popolata da attori/registi come Clint Eastwood e Kevin Costner, o da autori come John Milius e Taylor Sheridan (Sicario, Hell or High Water, I segreti di Wind River e Soldado), lo sceneggiatore (texano) padre di un’altra serie cult di cui vi abbiamo spesso parlato, ovvero Yellowstone. Una Nuova Hollywood su cui aleggino gli spiriti “maligni” di Sergio Leone e Cormac McCarthy. Lo Stato-Nazione che un anno fa si era detto pronto alla secessione è anche pronto a raccogliere questa sfida al mondo cinematografico e culturale progressista? La speranza è dura a morire: god save the south.
Sergio Filacchioni