Roma, 6 mag – Che cosa succede se il bicentenario della morte di Napoleone cade nell’epoca della cancel culture? Semplice: il Bonaparte non sarà più un soldato, un conquistatore, un generale, uno stratega o un «dittatore» (se proprio dobbiamo esagerare). No, Napoleone diventa magicamente un misogino, un razzista e un suprematista. Non è uno scherzo: sono esattamente gli stessi aggettivi che il mondo della «cultura della cancellazione» gli ha affibbiato. Ed è proprio da qui che parte la disamina del Primato Nazionale sul Napoleone ai tempi dell’iconoclastia politicamente corretta. Ma attenzione: non basta deridere questi goffi tentativi di condanna. Al contrario, è necessario prendere la cancel culture molto seriamente. Altrimenti il rischio concreto è quello di perdere la partita prima ancora di iniziare a giocarla.
Napoleone visto dal Primato Nazionale
Più nello specifico, la «cultura della cancellazione» ci offre l’occasione di rileggere la nostra storia con occhi nuovi. Senza edulcorazioni o sensi di colpa: è questo l’invito di Valerio Benedetti nel suo articolo che apre il focus del Primato Nazionale, da domani in tutte le edicole d’Italia. La sfida è stata lanciata, e ora sta noi raccoglierla. Nello speciale del mese, infatti, Napoleone viene «rivisitato» sotto tutti i punti di vista: qual era il suo vero progetto politico? Quali sentimenti ha suscitato nei suoi contemporanei? Quali effetti ha avuto sulla storia d’Italia e sul processo della nostra unità nazionale? Sono queste alcune delle domande a cui hanno risposto gli altri autori del focus (Gabriele Adinolfi, Alfonso Piscitelli e Sandro Consolato), che ci restituiscono il Bonaparte non solo nella sua reale cornice storica, ma anche nel suo valore più propriamente politico.
Interviste, approfondimenti e rubriche
Oltre al focus su Napoleone, il Primato Nazionale è come sempre ricco di temi e approfondimenti. In tempi in cui la massima preoccupazione della politica italiana sembra diventata la legge Zan, ecco che si parte con un’inchiesta di Cristina Gauri sulla violenza nelle coppie omosessuali. Già, perché la narrazione dominante non fa altro che dipingerci le famiglie gay come paradisi di amore, affetto e dolcezza. Peccato solo che i numeri dicano tutt’altro, e in questa inchiesta veniamo infatti a scoprire che no, anche gli omosessuali sanno essere violenti e meschini, talvolta anche più degli eterosessuali. Per il resto, è da segnalare la presenza di due graditi ospiti: Vincenzo Sofo e Antonino Monteleone. Conversando con Adolfo Spezzaferro, l’eurodeputato Sofo esorta tutto il mondo sovranista a non lasciare l’Europa ai globalisti, mentre la «Iena» Monteleone spiega a Fabrizio Vincenti a che punto siamo con le indagini sulla controversa morte di David Rossi, ex dirigente di Mps su cui il Parlamento ha da poco istituito una commissione d’inchiesta.
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Accanto ai vari approfondimenti culturali, non può poi mancare la consueta galleria delle rubriche, in cui il Primato Nazionale ospita le penne più affilate del sovranismo italiano: da Vittorio Sgarbi a Simone Di Stefano, da Caio Mussolini ad Alessandro Meluzzi, per arrivare fino a Matteo Brandi, Marco Scatarzi e tanti altri. Chiude il numero la rubrica delle lettere al Primato, curata da Francesco Borgonovo, che risponde (e risponderà) alle domande poste direttamente dai nostri lettori.
Elena Sempione
3 comments
I difetti di Bonaparte erano ben altri. Noi italiani poi dovremmo odiarli più di chiunque per aver stuprato la nostra Nazione in tutti i sensi.
I còrsi suoi conterranei dovrebbero odiare lui e tutta la sua stirpe. Suo padre Carlo tradì Pasquale Paoli nella causa indipendentista della Corsica e divenne filo-francese. Suo nipote Luigi Napoleone detto Napoleone III, snazionalizzò l’isola con l’eliminazione della lingua italiana da ogni ambito nel 1860, fino ad allora lingua coufficiale assieme al francese.
Dovrebbero ridarcela, la Corsica.
Eh, “loro” invece hanno tutti personaggetti equilibrati e “femministi”…