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L’abbaglio sull’orso: perché l’idea di una natura intoccabile è deleteria per la natura stessa

by La Redazione
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orso, natura

Roma, 17 apr – È passata più di una settimana dalla terribile morte di Andrea Papi, giovane ventiseienne ucciso da un orso mentre correva nei boschi sopra Caldes, in Val di Sole. Come tante vicende diventate fin da subito mediatiche, anche questa ha innescato dibattiti e polemiche, da parte di persone più o meno consapevoli dell’ambito in cui il fatto è avvenuto.

Orso in Trentino, la posizione animalista

In particolare, l’ordinanza (sospesa in data 14 aprile dal Tar) di abbattimento dell’orsa JJ4 — responsabile dell’aggressione – firmata dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha scatenato le reazioni delle varie associazioni ambientaliste italiane. I punti su cui si concentrano le critiche di questa galassia sono principalmente due: da una parte la poca pericolosità dell’orso da un punto di vista statistico, dall’altra una deriva ideologica che vede l’animale padrone della natura, in questo caso la montagna e l’essere umano un ospite, potenzialmente sgradito.  

I dati a cui fanno riferimento queste associazioni sono ad esempio estrapolati dallo studio condotto da Nature nel 2019, secondo cui tra il 2000 e il 2015 in tutto il mondo si sono registrati “solo” 664 attacchi di questi animali contro l’uomo, 95 di queste con esito fatale. A dire il vero la stessa regione Trentino sul proprio sito parla di rischi contenuti “se non in rare e particolari condizioni”.

Ma rapportare questi dati con l’attuale situazione in Trentino è fuorviante, poiché Stati come il Canada o la Svezia hanno si popolazioni maggiori di orsi, ma le probabilità di interazioni con l’essere umano sono infinitamente minori rispetto a quanto avviene nella regione in oggetto, per caratteristica e grandezza del territorio. A tal proposito è doveroso ricordare la denuncia che la famiglia di Andrea Papi ha annunciato di voler intraprendere contro la Provincia autonoma di Trento e lo Stato per aver reintrodotto gli orsi in Trentino senza un referendum consultivo tra la popolazione della zona e senza evidentemente calcolare l’impatto che può avere un reinserimento di una specie di superpredatore in quel territorio.

Animalismo vs conservazione

È bisogno primario di una nazione quello di far coesistere uomo e ambiente in equilibrio. Per garantire questo equilibrio occorre però non pensare ai singoli elementi che compongono l’ambiente come un mondo a sé, bensì come parte di un ecosistema complesso e interconnesso. Vi sono molte aree in Europa in cui non si pratica la caccia che vedono un aumento della popolazione dei predatori con la riduzione al minimo di lepri e specie gallinacei. Zone in cui il germano reale di fatto non esiste più in virtù di un aumento sproporzionato delle volpi. Oppure pensiamo al cinghiale, che dalla fine degli anni Ottanta si sta espandendo al punto di rappresentare un potenziale danno per l’agricoltura. La caccia, in questo, può essere quindi funzionale.

E’ dunque fondamentale, laddove la fauna selvatica non sia a rischio, applicare il principio di un uso ragionevole dell’abbondanza che la natura può offrire, con un impatto ecologico pari a zero. Che piaccia o no, l’essere umano deve essere un buon amministratore a gestire tali dinamiche e nel caso intervenire. Se ci ricolleghiamo al caso del ventiseienne runner, la conservazione della specie orso in Trentino non può certo prescindere dalla gestione di essa, e se un individuo mostra comportamenti pericolosi per l’incolumità umana è quindi necessario abbatterlo, piuttosto che trasferirlo o addirittura metterlo in gabbia, come proposto da alcuni. L’idea di una natura idealizzata e intoccabile è lontana dalla realtà, oltre che deleteria per la natura stessa.

Quale visione della natura

È tempo di una profonda riflessione sulla conservazione della natura e su come i sistemi politici ed economici possono contribuire ad essa. Se consideriamo la vita per ciò che a noi pare essere, ovvero la rappresentazione cosmica di un gioco di forze della quale l’uomo è parte integrante come la tessera di un grande mosaico, risulterà di conseguenza che il rispetto della natura e delle creature altre dall’uomo può avvenire unicamente nella consapevolezza della loro essenza particolare, senza quindi cadere nell’inganno riduzionista e semplicistico dell’umanizzazione, dell’applicare cioè ad ogni forma di vita un sistema etico proprio unicamente dell’essere umano.

D’altronde come ebbe a dire Matzke: “La natura è il grande regno delle cose, di quelle che nulla vogliono da noi, che né ci incalzano, né chiedono reazioni sentimentali, che ci stanno dinanzi mute come un mondo a sé, estremamente estraneo. È questo, proprio questo che ci abbisogna…. quella realtà sempre grande e lontana, riposante in se stessa, assai al di là di tutte le piccole gioie e i piccoli dolori dell’uomo. Un mondo di oggetti, in sé conchiuso, in cui noi stessi ci sentiamo come un oggetto. Distacco completo da tutto quanto e solamente soggettivo, da ogni vanità e nullità personale: questa è per noi la natura”.

Tullio Mastarna

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1 commento

fabio crociato 17 Aprile 2023 - 1:37

Ma quale umanizzazione ? In Russia è meglio che arrivino gli orsi che non possiamo e non sappiamo più gestire piuttosto che i coglioni decadenti occidentali. In Canada, quando sono entrato in zona orsi, disarmato, non mi son messo a fare il runner…

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