Roma, 26 feb – Parlare non è mai un atto neutrale. Lo sappiamo benissimo, e la guerra delle parole fa parte da sempre del conflitto politico e sociale. Nelle contese tra Nord e Sud Italia, ad esempio, non mancano termini con accezione negativa per sbeffeggiare la controparte geografica: se i meridionali chiamano «polentoni» i nostri connazionali settentrionali, «terrone» è invece il modo in cui vengono marchiati a fuoco gli abitanti del Mezzogiorno. Una parola, quest’ultima, assolutamente da evitare per non far imbestialire un barese o un napoletano. O almeno così pensavano tutti. Sì, perché un ingegnere meridionale si è messo in testa di rivalutare il termine «terrone», e per questo è pronto persino a portare in tribunale l’Accademia della Crusca.
Terrone a chi?
Tra l’incredulità generale, il tempio della lingua di Dante si è visto recapitare la lettera di un avvocato che lo citava in giudizio. Il legale era quello dell’ingegnere 59enne Francesco Terrone (nomen omen), che intende portare fino in fondo quella che lui definisce una «battaglia di civiltà», e cioè ripristinare il suo buon nome e ridare lustro a un termine – «terrone» appunto – che l’Accademia della Crusca ha trattato solo nella sua accezione negativa. In poche parole, l’ingegnere Terrone intende chiedere al giudice di imporre ai cruscanti di inserire alla relativa voce un chiaro riferimento «alla terra dei latifondisti, dei feudatari, dunque alla ricchezza, oltre a riconoscere un cognome i cui discendenti diedero lustro all’Italia intera».
La battaglia dell’ingegnere meridionale
In sintesi, i «terroni» non sarebbero solo i contadini, i «cafoni» e gli «zotici» che – secondo i settentrionali – popolano il Meridione d’Italia, ma anche i ricchi signori del Sud che crearono lavoro e ricchezza. «Abbiamo esaminato dal punto di vista etimologico e storico la questione. Abbiamo molto materiale da presentare in tribunale», ha afferma Francesco Terrone al Corriere Fiorentino, annunciando di aver citato in giudizio l’Accademia della Crusca.
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L’Accademia della Crusca e la parola «terrone»
Da parte loro, i cruscanti hanno risposto per bocca del loro presidente, l’insigne linguista Claudio Marazzini: «È assurdo voler far pagare alla Crusca la colpa dell’uso discriminatorio di un termine impiegato nella storia d’Italia quando, anzi, la nostra Accademia ha segnalato questo difetto, lo ha contestato, criticato, condannato, pur facendone, come è ovvio, la storia, perché la storia non si può cancellare». Il problema, però, è che Terrone non contesta l’uso dispregiativo del termine (peraltro innegabile), ma chiede che venga segnalata anche la sua accezione positiva. Insomma, il destino della parola «terrone» si consumerà a suon di carte bollate. L’udienza è fissata per settembre a Nocera Inferiore.
Elena Sempione
1 commento
In effetti “terrone” è più che altro uno stato d’animo, nonchè mentale-confusionale, come “geometra” o “libertario”.