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Questa non è Hollywood: gli hooligans al cinema (parte seconda)

by Roberto Johnny Bresso
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hooligans, cinema

Roma, 6 mag – Era il 1995 e noi appassionati di cinema e tifo inglese ci saremmo innamorati di una squadra che non esisteva, lo Shadwell Town, e del suo stadio, Il Canile.

Leggi anche: Questa non è Hollywood: gli hooligans al cinema (parte prima)

Gli hooligans al cinema: I.D.

I.D. (in italiano uscito con il banale titolo Hooligans), diretto da Philip Davis – che come attore abbiamo ammirato in Quadrophenia e The Firm, film del quale vi abbiamo parlato la scorsa settimana – è ambientato nel 1988 e vede come protagonista l’ambizioso giovane ufficiale di polizia John (interpretato da Reece Dinsdale), al quale, insieme a tre colleghi, viene affidato il compito di infiltrarsi nella parte più violenta della tifoseria dell’immaginaria squadra dello Shadwell Town (Shadwell è un quartiere dell’East End londinese). Dopo l’iniziale diffidenza i quattro, in particolare proprio John, riescono a farsi largo nella firm locale, venendo accettati nel loro local pub, chiamato The Rock, di proprietà di Bob, interpretato da un magnifico Warren Clarke, che abbiamo visto come uno dei Drughi di Arancia meccanica.

Partecipando da protagonista ai primi scontri tra tifoserie John si farà prendere totalmente dalla vita da hooligan, precipitando ben presto in una spirale di violenza, alcolismo e droga che gli farà perdere moglie, amici e lavoro. Anche in questa pellicola non si vede una sola immagine di calcio giocato, eppure tutto profuma di football britannico. Senza voler svelare troppo la trama per chi ancora non lo avesse visto, sono numerosi i personaggi memorabili: uno su tutti Gumbo, un super tifoso uscito di testa a causa di una relazione amorosa finita male. Indimenticabili sono anche i dialoghi (e per una volta il doppiaggio in italiano è quasi meglio dell’originale) e la messa in scena dei tafferugli, in particolare quelli contro gli storici rivali del Wapping (altra compagine immaginaria di un altro quartiere di Londra Est).

Il film, benché ambientato a Londra, è girato per la maggior parte nel South Yorkshire, mentre lo stadio dello Shadwell Town è in realtà il Millmoor, casa del Rotherham United. Altra curiosità è che la storia è ispirata a fatti realmente accaduti, quando l’ispettore di polizia James Bannon si infiltrò nella firm del Millwall. Questa storia diventerà nel 2013 un libro, dal titolo Running with the Firm. Nel corso degli anni il film assurse al ruolo di cult, tanto che nel 2016 uscì il sequel dal titolo ID2: Shadwell Army. Purtroppo, anche complice la mancanza del carismatico protagonista John, siamo di fronte ad un’operazione nostalgia che non soddisfa molto, se non appunto per il fatto di rivedere il nome Shadwell sullo schermo.

The Football Factory

Passiamo ora al 2004 e a The Football Factory diretto da Nick Love (incredibilmente mai importato in Italia, non si sa per quale ragione, vista la popolarità che raggiunse comunque la pellicola anche nella nostra nazione). Alla base del film abbiamo il gran bel romanzo omonimo di John King (in Italia uscito come Fedeli alla tribù), uscito nel 1996. Questa volta al centro della storia abbiamo gli Headhunters del Chelsea, gruppo nel quale è attivo il trentenne Tommy Johnson, interpretato da Danny Dyer. La vita di Tommy è tutta concentrata verso il weekend, quando frequenta pub e locali, beve, assume cocaina, fa sesso occasionale e, soprattutto, si dedica agli scontri con le altre firm. Anche se fermamente felice del suo stile di vita, ad un certo punto il dubbio si insinua in lui, in particolar modo nei dialoghi con l’amato nonno e quando il suo miglior amico Rod si fidanza. Nel frattempo la sua vita incrocerà in maniera violenta quella del capo della firm del Millwall Fred, quando verrà trovato a letto con la di lui sorella. E proprio la rivalità con i Leoni di Londra Sud ricoprirà la parte finale del film, con le immagini degli scontri (e soprattutto dell’attesa di essi) che sono davvero realistici e restano scolpiti nella memoria. E, all’opposto di un romanzo di formazione, alla fine Tommy resterà quello dell’inizio, quello che adora la sua vita così come è. 

Tra le cose più significative della pellicola, oltre ai già citati scontri, segnaliamo l’estrema cura nel vestiario dei personaggi, una Londra sempre affascinante nelle sue contraddizioni e una colonna sonora da urlo, che comprende, tra gli altri, i Jam, i Primal Scream, i Buzzcocks e i Mogwai. Nella scena degli scontri tra Chelsea e Millwall si può notare Steve Hickey Hickmott, leggendario leader dei Chelsea Headhunters, mentre il protagonista Danny Dyer nella realtà tifa West Ham United ed il regista Nick Love Millwall, tanto da essersi tatuato il nome del club all’interno del labbro inferiore. Visto il successo del film, nel 2006 la tv inglese Bravo ha prodotto una serie di documentari dal nome The Real Football Factories (questi sì usciti in Italia, col titolo Ultras nel mondo: curve infuocate), nei quali Danny Dyer visita diverse tifoserie violente in Europa e Sudamerica.

Possono scorrere ora i titoli di coda: per adesso il nostro viaggio al cinema è concluso, ma chissà che non ci si possa ritornare in seguito.

Roberto Johnny Bresso

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