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“Qui solo l’invisibile è giapponese”: la lezione dell’Infinito Samurai

by Marco Battistini
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Roma, 9 giu – Secondo Dominique Venner la tradizione giapponese offre similitudini stupefacenti con il meglio dello spirito europeo. Tanto lontani geograficamente quanto – per certi aspetti – culturalmente vicini, lo stretto rapporto tra Vecchio Continente e Sol Levante trova contingenze nella vita, nel pensiero e nell’azione di Yukio Mishima. A proposito dell’enigmatico autore nipponico: per il centenario della nascita i tipi di Idrovolante Edizioni hanno raccolto nel libro “Infinito Samurai” tutta una serie di contributi sul famoso romanziere nato nel gennaio 1925.

Un fervente patriota

Personalità difficilmente circoscrivibile, Mishima è ricordato nel susseguirsi dei saggi – oltre che per la sua produzione letteraria – in tanti diversi campi in cui si è profondamente contraddistinto: il teatro tradizionale e moderno, il ben più avanguardistico cinema, le arti marziali. Ma il nostro è stato, soprattutto, un fervente patriota.

Scrittore eclettico e uomo genuinamente politico, pur non avendo mai fatto politica nel senso stretto del termine. Non che le proposte in merito, nel corso della sua fittissima attività culturale, siano mancate. Semplicemente, non sarebbe stata quella istituzionale la sua via. 

L’infinito samurai tra Oriente ed Occidente

Le pagine dell’opera ne tracciano il profilo, sicuramente controverso. C’è chi l’ha amato e chi, nonostante tutto, l’ha capito fino in fondo – in entrambi i casi più in Occidente che in Oriente. Dall’altro lato della medaglia troviamo pure tanti suoi denigratori: Alberto Moravia, ad esempio, l’ha definito un “conservatore decadente”. Impossibile poi, per certi monoteismi, giustificare – figuriamoci comprendere appieno – quel gesto, allo stesso tempo sacro, tragico e solenne, del 25 novembre 1970. Ovvero il giorno in cui Yukio Mishima si tolse la vita.

Senza dubbio l’infinito samurai risulta scomodo tanto alla destra conservatrice quanto alla sinistra progressista. La prima perché, oltre al seppuku, fatica ancora oggi a digerire la bisessualità del pensatore nipponico – sposato, padre di due figli ma con relazioni omosessuali. I rossi tendenti all’arcobaleno, invece, proprio non possono perdonargli l’intransigente nazionalismo legato alla Tradizione.

Tra Oriente e Occidente Mishima rilegge il confucianesimo giapponese secondo coordinate nietzscheane. Lontano anni luce dall’inganno del melting pot all’americana, ci ricorda – se mai ce lo fossimo dimenticato – di come la risposta al cosmopolitismo non può essere in un anacronistico rinchiudersi nei propri confini. Ma la ricerca di una terza via veramente multiculturale, che parta da un centro ben definito, da robuste radici arricchite nel corso del tempo anche da utili influenze esterne.

Nel mondo, ma non con il mondo

Nulla a che vedere insomma con cittadinanze generosamente elargite o destini sportivi da risollevare per piede di “nuovi italiani” – giusto per rimanere nella mera attualità.

Candidato più volte al Nobel per la letteratura, il protagonista dell’opera curata da Selenia De Felice è stato il primo autore del Sol Levante ad “uscire” dal Giappone. Caso curioso se appunto si pensa al modo con cui Mishima si relazionava ai culti ancestrali della sua terra. O forse no. Alla precisa domanda “come spiegate che in tutta la vostra casa non vi sia niente di nipponico?” il letterato con la katana rispose: “qui solo l’invisibile è giapponese“. Ecco, proprio questa tagliente battuta potrebbe essere un utile espediente per tutta l’area identitaria, costretta a stare “nel mondo ma non con il mondo”. Così come Yukio stava in quel Giappone ma non con quel Giappone.

“Vorrei vivere per sempre”

La realtà d’altronde la si può cambiare solamente vivendola. E per avere una qualche influenza significativa verso l’esterno bisogna prima conoscere e dominare se stessi. Così come fece l’infinito samurai, costretto a combattere vanamente in una Nazione che non riconosceva più. Eppure siamo ancora qui a parlarne tanti anni dopo e a migliaia di chilometri di distanza: il sole non ha smesso di scaldare i cuori, l’acciaio forgia ancora le anime.

Yukio Mishima fu una continua tensione tra corpo e spirito, tra parola e azione, attività letteraria e azione militante. “La vita umana è breve ma io vorrei vivere per sempre“.

Marco Battistini

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