Roma, 1° ott – Il 27 giugno del 1980, alle ore 20.59, il Douglas DC-9 della compagnia Itavia, volo di linea IH870, sparì dai radar, in prossimità di Ustica, con tutto il suo carico. Ottantuno viaggiatori, tra passeggeri ed equipaggio, persero la vita. Tredici di loro erano bambini. Solo 34 corpi furono recuperati. Da quel giorno si sono susseguite una commissione parlamentare di inchiesta, migliaia di pagine per perizie tecniche, decine di periti incaricati, centinaia di udienze in tribunale, decine di ipotesi di reati – e di indagati – che vanno dall’alto tradimento alla falsa testimonianza, dall’abuso d’ufficio al favoreggiamento. Eppure niente di tutto ciò è stato sufficiente a diradare la spessa cortina fumogena che ha avvolto la verità dei fatti.
Un altro titolo per Altaforte
A 40 anni di distanza dalla tragedia, non esiste una causa concordemente accettata. Quando l’ipotesi di una bomba a bordo – tuttora sostenuta da membri dell’aeronautica militare – divenne residuale, improbabili scenari di battaglie aeree in cielo italiano costrinsero gli inquirenti a «ripassare dal via». Luigi Di Stefano, perito sul caso dal 1989 al 1999, ha deciso quindi di riprendere in mano il caso, tentando di far luce su tutti i misteri irrisolti di questa incredibile storia. Gli sforzi di Di Stefano sono confluiti in libro, Ragione e tradimento: strage di Ustica, quaranta anni di verità nascoste (Altaforte, pp. 208, € 18), da oggi disponibile in tutte le librerie.
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Verità su Ustica
L’autore, del resto, per quest’inchiesta – che l’ha visto protagonista – ci ha rimesso in prima persona. Ma la sua ricerca della verità non si è mai piegata di fronte a una rete fatta di silenzi, omertà, depistaggi e tradimenti. Di Stefano, infatti, ci racconta come e quante volte magistrati e tecnici siano stati costretti, o abbiano scelto, di «ripassare dal via». Tutti prigionieri, o talvolta artefici, di una ragion di Stato che, a più riprese, ha assunto i contorni del tradimento di un popolo.
Vittoria Fiore