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Anatomia dell’aereo abbattuto: il Sukhoi Su-24

by Paolo Mauri
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Su-24

Su-24 “Fencer”

Roma, 24 nov – L’aereo abbattuto oggi in Siria dai caccia F-16 turchi è il Sukhoi Su 24, nome in codice Nato “Fencer”.

Il velivolo è un aereo da attacco e interdizione ognitempo nato da un progetto varato nel 1965 dal bureau di progettazione Sukhoi, che ha fornito all’Unione Sovietica e continua a fornire alla Russia, la spina dorsale degli aerei da caccia e attacco insieme all’altro ufficio che prende il nome dai suoi fondatori, Mikoyan-Gurevich, meglio noto come MiG.

Il primo volo fu effettuato nel 1967, ma le forme attuali dell’aereo, con l’ala a geometria variabile, furono stabilite solo più tardi: il roll-out del Su-24 così come lo conosciamo oggi avvenne il 31 dicembre 1971 ma entrò in servizio nel 1974 avendo accumulato numerosi ritardi a causa della complessità dei sistemi di bordo.
Fu difatti il primo aereo sovietico ad avere la capacità ognitempo completa e dotato di un radar per seguire il profilo del terreno (Terrain Following Radar).

Su-24

Vista in trasparenza del Su-24 con il suo carico bellico

L’aereo nacque per le stesse esigenze operative che portarono alla creazione del progetto Tfx americano dei primi anni ’60, poi evolutosi, dopo innumerevoli ritardi e problemi, nel General Dynamics F-111 “Aardvark”.
Il Su-24 infatti ne ricorda le linee generali (biposto affiancato, ala alta a geometria variabile, due motori, deriva unica) ma ha dimensioni leggermente diverse dal corrispondente americano: il “Fencer” misura  21,2 metri di lunghezza per un’apertura alare di 17,5 metri a freccia minima, mentre l’F-111 è lungo 22,4 metri e ha un’apertura alare di 19,2 metri a freccia minima. A differenza dell’aereo americano il Su-24 non ha però il sistema di espulsione dell’intero abitacolo, conservando i seggiolini eiettabili singoli come sugli altri cacciabombardieri più classici. Il “Fencer” è inoltre paragonabile per compiti di missione al Panavia Tornado in forza alle aviazioni di Italia, Germania, Regno Unito ed Arabia Saudita.

L’aereo russo è spinto da due turboreattori Lyul’ka Al-21F3 da 11200 kg di spinta ciascuno (109,84 kN) e ha un armamento fisso consistente in un cannone da 30 mm a canne multiple dotato di 500 colpi più la predisposizione per fino a 8 mila kg di carichi bellici su 8 attacchi esterni, compreso armamento a caduta di tipo nucleare. Per l’autodifesa può montare una coppia di missili aria-aria AA-11 “Archer”.
Il peso massimo al decollo è di circa 43 tonnellate e può raggiungere una velocità massima di 2320 km/h (Mach 2,18) a 11 mila metri in configurazione pulita, ovvero senza carichi esterni. L’autonomia operativa è sensibilmente inferiore rispetto al suo concorrente americano della General Dynamics attestandosi a 2600 km che scendono a 1300 con carico bellico di 3000 kg, contro i 4600 km del F-111.

Ebbe il battesimo del fuoco durante l’intervento sovietico in Afghanistan, dove effettuò operazioni a partire dal 1984 venendo inoltre impiegato dai russi in Cecenia e in Ossezia nel recente passato (1999 e 2008). Attualmente è in dotazione, oltre alla VVS Russa (Voyenno-Vozdushnye Sily), alle forze aeree di Siria, Ucraina, Kazakhstan, Algeria e Iran ed è stato prodotto in approsimativamente 1400 esemplari di cui 500 si stima siano ancora in servizio nelle varie forze aeree.

Paolo Mauri

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