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Alitalia, tra i pretendenti si fa avanti Almaviva. Nazionalizzazione a rischio?

by Salvatore Recupero
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Alitalia almaviva

Roma, 23 mar – Le vicende che riguardano Alitalia sono sempre al limite del paradosso. Nonostante il governo abbia inserito l’art. 70 nel decreto cura-Italia (che prevede di nazionalizzare la compagnia alla luce delle difficoltà create dal Covid-19) il commissario Giuseppe Leograndi e il dg Giancarlo Zeni hanno mantenuto in piedi il bando di gara del 5 marzo, con scadenza il 18 per le manifestazioni di interesse. La decisione dell’esecutivo è stata così neutralizzata. La cosa che, però, ha sorpreso un po’ tutti è stata l’offerta di Almaviva.

Almaviva punta ad Alitalia

Finora avevamo sentito parlare di Almaviva per i licenziamenti a Roma e a Palermo. Il gruppo di Tripi ha attraversato nei mesi scorsi una crisi della propria attività di Palermo Almaviva Contact che ha prodotto 1.600 esuberi. Oggi, però, si è messa a disposizione per salvare Alitalia. Ci sarà da fidarsi? È bene ricordare che questo gruppo impiega 45 mila persone, di cui 13 mila in Italia e 32 mila all’estero. Almaviva è il sesto gruppo privato italiano per numero di occupati al mondo con un fatturato nel 2015 pari a 709 milioni di euro. A livello globale conta trentotto sedi in Italia e ventuno all’estero, con un’importante presenza in Brasile, oltre che negli Stati Uniti, Cina, Colombia, Tunisia, Sudafrica, Romania e a Bruxelles, centro nevralgico della Ue. Come direbbero gli esperti, il suo core business è il customer care.

Nonostante la tipologia di attività svolta dall’azienda, “il Gruppo Almavivasi legge in una notaha promosso una cordata, in partnership con altre società italiane del settore Information Technology, per la presentazione di una manifestazione d’interesse relativa alla procedura Alitalia, formalizzata entro il termine del 18 marzo 2020″.

“La decisione del gruppo guidato da Alberto Tripi – continua il comunicato – è motivata dalla volontà di portare il contributo di consolidate esperienze d’impresa e competenze digitali per guardare alla prospettiva della compagnia nell’ambito di un più ampio progetto di rilancio per il Turismo. La nostra compagnia di bandiera assume il ruolo di principale messaggero del Made in Italy, in una visione orientata a privilegiare innovazione e qualità dell’offerta, aprendo nuove e solide opportunità di occupazione”. La multinazionale riscopre il patriottismo. La sposa (Alitalia), però, ha anche altri pretendenti.

Il colosso dei call center non è l’unico pretendente

Otto sono, infatti, le manifestazioni di interesse: tre per il lotto unico e cinque per i singoli lotti: aviation, handling, manutenzione. Almaviva è l’unico pretendente italiano per il blocco unico. Non va dimenticato che Almaviva gestisce il call center di Alitalia e sembra possa unirsi a Efromovich, l’imprenditore sudamericano che da due anni punta ad acquistare Alitalia e che adesso si è fatto avanti attraverso la società lussemburghese Synergy Europe. Efromovich, assistito dalla boutique Guizzetti & Associates, vuole il lotto unico.

Secondo quanto riporta Il Messagero, dagli Usa ha fatto pervenire l’interesse il gruppo Usaerospace Partners Inc, che sarebbe pronto a rilevare Alitalia in lotto unico. Usaerospace è rappresentata da Carlo Goria, nipote dell’ex presidente del Consiglio Giovanni Goria, con un passato di manager di Meridiana. Secondo Goria all’interno della compagnia sono presenti tutte le professionalità in grado di gestirne il rilancio. Dalle dichiarazioni di Goria si evince che Usaerospace Partners Inc sarebbe disposta ad affiancare il governo italiano per collaborare al rilancio di Alitalia.

Troppi galli nello stesso pollaio

Adesso la palla passa al governo che dovrà mettere ordine in questo caos. Nel bando di gara non è chiaro se a stabilire gli obiettivi del piano di gara siano vincolati dal parere del commissario. Nei prossimi giorni forse saranno chiariti i tanti punti oscuri che circondano questa vicenda. La crisi causata dalla pandemia potrebbe essere l’occasione giusta per invertire la rotta. Ci auguriamo che sia finita l’epoca dei prestiti ponte. È necessario un ambizioso piano industriale. Alitalia per uscire dal pantano deve investire sulle rotte a lungo raggio dove esistono ed esisteranno margini di guadagno.

Salvatore Recupero

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