Roma, 10 gen – La Corte dei Conti boccia il piano di riorganizzazione dell’amministrazione centrale dello Stato. In un rapporto appena pubblicato (la Delibera sugli interventi di riduzione degli assetti organizzativi e delle dotazioni organiche delle amministrazioni dello Stato, disposta per legge dal 2012) la sezione generale di controllo boccia il piano di razionalizzazione delle spese, considerato trasversale e poco efficace. Secondo quanto si legge nella relazione, gli accorpamenti previsti dalla spending rewiew (e in buona parte ancora da completare) hanno portato ai soliti “tagli all’italiana”, cioè trasversali, privi di programmaticità ed incapaci di eliminare le sacche di inefficienza che coinvolgono anche i nodi centrali dell’amministrazione pubblica.
Nel documento si legge: “L’esigenza di un riordino generale, pur diffusamente avvertita e riconosciuta, è stata perseguita mediante reiterati interventi normativi (dal 2000 cinque leggi di riduzione del personale, ricorda la Corte) le cui prescrizioni progressive palesano come il fine di razionalizzare rivedendo la spesa sia stato superato”. Le conseguenze non sono incoraggianti: “Riduzioni differenziate, adottate a prescindere dal contesto di un’adeguata valutazione del rapporto tra attribuzioni intestate, risorse impiegate e obiettivi da raggiungere”.
Il continuo cambio della guardia alla guida del governo non ha certo favorito il recepimento di quel poco che buono che c’era, prosegue sempre la magistratura contabile: “I continui cambi di governo non hanno consentito all’autorità politica di dare tempestivamente indicazioni in merito alla ripartizione dei tagli sulle articolazioni dei ministeri”. Indicazioni arrivate soltanto parzialmente nel febbraio 2014. Più in generale, la tendenza generale registrata è stata quella di un generico “far cassa”, allineando la spesa pubblica sugli standard richiesti senza preoccuparsi troppo di tagliare laddove effettivamente si sprecava. Per la Sezione Generale di Controllo si è agito “indipendentemente da una strategica revisione degli assetti organizzativi esistenti, mutando lo spirito informatore, indirizzandolo principalmente verso l’obiettivo del conseguimento di economie”.
Così, l’occasione di snellire un apparato oggettivamente sovrappeso si è trasformata nell’ennesimo caos di ministeri aboliti e resuscitati, deleghe trasformate in sottosegretariati e competenze divenute dicasteri, in quello che Marilena Pirrelli de Il Sole 24 Ore ha definito “Un caos non governato”. Per la Corte dei Conti bisogna ripartire da capo, insomma. Prima di tutto dando al piano di riorganizzazione un respiro più largo rispetto ai modesti orizzonti temporali dei governi (“Il processo […] necessita di stabilità per essere completato, in linea con i princìpi costituzionali che presiedono all’organizzazione dei pubblici uffici, ai quali si devono ispirare eventuali ulteriori modifiche”) e in secondo luogo è fondamentale abbandonare la psicosi da “Spending Review” che ha finito per fare più danni della crisi in sè anche all’interno della PA. “Ulteriori riduzioni delle risorse in servizio” si conclude “potrebbero non consentire una adeguata cura dei servizi, già segnalata da alcune strutture amministrative, come pure il verificarsi di disservizi all’utenza, dovuti alle continue modifiche”.
Francesco Benedetti