Roma, 10 gen – Le ultime rilevazioni dell’Istat hanno evidenziato un peggioramento del saldo primario – che indica la reale capacità dello Stato di tenere a bada la spesa pubblica in rapporto alle entrate – e del deficit, in rapporto al Pil, nell’ultimo trimestre del 2014. Il primo, che è pari alla differenza tra entrate e spese, al netto degli interessi sul debito pubblico è risultato positivo dello 0,8%, ma inferiore all’1,3% rilevato al terzo trimestre del 2013. Il deficit, invece, è salito al 3,5% del Pil dal 3,3% di un anno prima.
L’impegno preso dal governo Renzi con la Commissione europea è di quelli vincolanti: non sforare il tetto del 3% del Pil. Obiettivo che a fronte di questi dati allontanerebbero l’Italia dai parametri europei.
Andando ad analizzare i primi tre trimestri del 2013 con quelli relativi all’anno appena trascorso, ci si accorge come il 2014 sia andato peggio sia in relazione al saldo primario che al deficit. Nei primi tre mesi del 2013, ad esempio, si registrò un deficit del 6,5% e un saldo primario negativo per l’1,9%. Nel 2014 il deficit è risultato al 6,6%, in lieve peggioramento, mentre il saldo primario è scivolato al -2,2%. Nel secondo trimestre del 2013, il deficit era stato dello 0,7% del Pil e il saldo primario positivo per il 4,7%, mentre l’anno successivo si è avuto rispettivamente un deficit dell’1,3% e un saldo primario positivo in calo al 4,1%.
Anche rispetto ai conti pubblici di due anni fa si evidenzia un tendenziale peggioramento a dimostrazione che nell’ultimo anno non si sarebbero fatti grandi passi in avanti nel processo di consolidamento del bilancio statale.
Se poi il raffronto viene fatto con il 2011, anno in cui lo spread tra i titoli di Stato italiani e i Bund tedeschi fu fatto esplodere, quanto sopra esposto appare ancor più veritiero.
A novembre del 2011 Silvio Berlusconi si fece da parte per la palese, sfrontata e continua sfiducia che i mercati finanziari nutrirono nei confronti della gestione dei conti pubblici di quell’anno. Eppure se confrontati con quelli dell’anno appena passato scopriamo che complessivamente i dati non erano poi così negativi, e che la situazione è ben peggiore oggi.
Il 2011 chiuse con un deficit al 3,9% del Pil, seguito dal 3% del 2012 e del 2013 e obiettivo anche per lo scorso esercizio. Il deficit del primo trimestre allora si attestò al 6,7%, quello del secondo trimestre al 2,9% e del terzo al 2,2%. Al contempo, il saldo primario fu negativo del 2,5% per i primi tre mesi, per migliorare al +2,2% del trimestre successivo e al 2% del terzo trimestre. Nell’ultimo trimestre, il deficit risultò del 2,4% e il saldo primario al +2,8%.
In pratica in tre anni non si ci sarebbero stati evidenti miglioramenti sul fronte del saldo primario. L’Italia ha visto scendere il suo spread, gonfiato ad arte sul finire del 2011, e paga oggi meno interessi sui titoli di Stato. Questo si traduce in costi più bassi per rifinanziarci ma nè Monti, nè Letta, nè Renzi possono ascriversi questo merito.
Giuseppe Maneggio