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La crisi infinita: il 62% delle aziende chiede prestiti per pagare le tasse

by Giuseppe Maneggio
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aziende crisiRoma, 28 nov – Le serrate scadenze fiscali di fine anno, a cui sono soggette le aziende italiane, stanno mettendo in ginocchio interi comparti produttivi. Gli imprenditori ricorrono sempre più frequentemente a prestiti bancari per onorare gli impegni con l’erario. Cinque aziende su otto chiedono prestiti in banca per pagare le tasse. E’ un rapporto di Unimpresa (associazione che rappresenta le micro, piccole e medie imprese italiane) a rimarcare come oltre il 62% del totale delle aziende sia costretto a ricorrere ad un finanziamento per onorare Irap, Ires, Irpef e Imu.

Lo studio condotto fra le 110 mila imprese associate (sulla base dei dati raccolti al 30 ottobre 2016), evidenzia come siano gli operatori turistici (per gli alberghi), le piccole industrie (per i capannoni) e la grande distribuzione (per i supermercati) quelli che stanno soffrendo maggiormente l’alta tassazione sugli immobili e più in generale, tutti gli adempimenti con l’erario.

Gli ultimi due mesi dell’anno sono pieni di scadenze fiscali, specie quelli relativi ai balzelli immobiliari, ma non solo. L’imposta più difficile da onorare è rappresentata dall’acconto Ires, che viene pagato dalle società di capitali. Poi c’è l’Iva che lavoratori autonomi e imprese dovranno versare in anticipo. I collaboratori e i lavoratori dipendenti, attraverso i rispettivi datori di lavoro, verseranno le ritenute. Mentre sarà altrettanto salato per le aziende l’acconto Irap così come le ritenute Irpef dei lavoratori autonomi e l’addizionale regionale Irpef. Nel mese di dicembre la voce più importante e rappresentata dal saldo della Tasi e dell’Imu.

Tutto ciò genera un triplo effetto negativo sui conti e sulle prospettive di crescita delle aziende” cita lo studio di Unimpresa. L’apertura di linee di credito destinate a coprire le imposizioni fiscali invece che essere destinate a nuovi investimenti, limita la natura stessa dell’impresa. Per l’associazione che rappresenta le micro, piccole e medie imprese, “il secondo problema sorge, poi, alla chiusura degli esercizi commerciali, quando il valore degli immobili posti a garanzia dei prestiti fiscali va decurtato in proporzione al valore dell’ipoteca, con una consequenziale riduzione degli attivi di bilancio“. In terza ed ultima istanza, conclude Unimpresa eventuali altri finanziamenti rappresentano un guaio, perchè “l’impresa deve affrontare due ordini di problemi: meno garanzie da presentare in banca e un rating più alto che fa inevitabilmente impennare i tassi di interesse“.

Giuseppe Maneggio

 

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Pietro Frignani 28 Novembre 2016 - 9:54

Non sono adempimenti,sono vessazioni tributarie usuraie!!

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