Nell’ambito dello scontro in atto -ma dal Brussels Group smentiscono- Tsipras ha allora deciso di giocarsi un’ulteriore carta. E’ così che nella giornata di ieri, a larga maggioranza, il parlamento greco ha approvato il progetto di legge “Democratizzazione dell’amministrazione, lotta contro la burocrazia e correzione delle ingiustizie”, che prevede la riassunzione di quasi 4mila dipendenti. Il reintegro degli statali licenziati nell’ambito delle misure di austerità è sempre stato un cavallo di battaglia per Syriza, che su questa e altre promesse aveva giocato buona parte della sua campagna elettorale. Oltre a questi, si aprono anche spiragli per le 9mila persone che avevano vinto concorsi pubblici poi “congelati”.
La norma, che non mancherà di creare tensioni anche in vista della riunione dell’Eurogruppo di lunedì, non è legge ma ancora un generico progetto, varato senza che Atene abbia le coperture sufficienti. Le casse dello Stato sono infatti vuote e solo con estrema difficoltà, senza lo sblocco dell’ultima tranche di aiuti da 7.2 miliardi, il ministero dell’Economia riesce a far fronte alle sempre più pressanti scadenze che vanno dalle pensioni agli stipendi, per arrivare al rimborso dei prestiti concessi a suo tempo dal Fondo monetario.
Non è escluso, per questi motivi, che la scelta di Tsipras sia solo -come peraltro tutte quelle annunciate, poi ritrattate, poi ri-annunciate fino ad ora- una delle tante mosse della lunga e complicata partita a scacchi che vede l’esecutivo ellenico trattare ad oltranza con i creditori in attesa di un esito che a questo punto non è scontato.
Filippo Burla