Fabriano (An), 19 giu – Si è spento, nella giornata di ieri, all’età di 83 anni, Vittorio Merloni, storico presidente dell’omonima azienda. Ricoverato da qualche tempo all’ospedale della città che gli aveva dato i natali, negli ultimi giorni le sue condizioni erano progressivamente peggiorate.
Indesit e Ariston. Basterebbe citare questi due marchi per una storia: forse non sufficienti per una metonimia che associ l’elettrodomestico all’industriale marchigiano, ma sono abbastanza per legare indissolubilmente ad egli un bel pezzo della storia economica italiana del dopoguerra. Perché la storia di Vittorio Merloni è la storia di un’officina di famiglia che sa cogliere – da realtà diventata già discretamente grande, quindi non necessariamente incline al cambiamento – la sfida degli elettrodomestici, settore nel quale la concorrenza estera era spietata. Siamo negli anni ’60 quando nasce la Ariston, ma è dal 1970, con la scomparsa del capostipite Aristide e la riorganizzazione guidata dai figli di questi, che si ha la vera svolta, culminata tra le altre cose nella presidente di Confindustria che Vittorio terrà dal 1980 al 1984.
La crescita dell’azienda sarà per linee esterne, vale a dire principalmente tramite acquisizione di altri soggetti, senza fretta ma allo stesso tempo senza soluzione di continuità. Un anno in particolare: il 1987, con lo sbarco in Borsa e l’acquisizione della torinese Indesit, operazione da 150 miliardi fra esborso di capitale e investimenti per il risanamento e la ristrutturazione. Seguono, nel 1989, l’acquisto della francese Scholtés e lo sbarco in russia nel 2000 con l’acquisto della russa Stinol, operazione che consente alla Merloni di diventare leader nel mercato del “bianco” in buona parte dell’Europa orientale. Passerà solo un anno per vedere capitolare anche la Hotpoint, marchio britannico passato sotto le insegne di Indesit Uk, filiale oltremanica del gruppo. E’ nel 2005, invece, che l’intero gruppo prende il nome di Indesit Company, scelta dovuta al nome più noto all’estero e si conferma fra i primi produttori in Europa.
Nel frattempo, la concorrenza straniera e la mancanza di tutele pubbliche cominciavano a far sentire i loro effetti. I bilanci degli ultimi anni traballano un poco, gli utili ci sono ma i margini sono sempre più stretti. Finanziare gli investimenti in un quadro così di rischio con così poche risorse diventa difficile. E così, dopo il passaggio dell’intero gruppo Zanussi agli svedesi di Electrolux, anche Indesit passa di mano e nel 2014 viene acquisita dall’americana Whirlpool. Non passerà meno di un anno che il gruppo annuncerà i primi 1300 licenziamenti, ridimensionandoli in seguito ma dando comunque quella prima ed essenziale “spinta” verso il basso per il depotenziamento di un settore che, senza l’ombra di una politica industriale a difesa della manifattura, è lentamente ma inesorabilmente destinato a scomparire.
Filippo Burla
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“Après moi, le dèluge”