Roma, 2 set – L’Ue, l’immigrazione, il fisco. E’ un Renzi a tutto campo quello che interviene in mattinata alla radio, intervistato da Rtl 102.5. Non mancano anche le dure prese di posizione, soprattutto nei confronti di Bruxelles. Il che rende, se possibile, il tutto ancora più divertente.
“Quando c’è da parlare di immigrazione quelli di Bruxelles sono tutti in ferie, quando si parla di tasse si svegliano tutti insieme”, ha tuonato Renzi. Dimenticandosi che le scellerate politiche di accoglienza non sono un’imposizione europea ma una deliberata scelta tutta italiana, a partire dall’operazione “mare nostrum” firmata Angelino Alfano. Non si capisce quindi come l’Europa –ammesso che esista ancora, visto che alle frontiere di Ventimiglia e del Brennero sembrano, deo gratia, ritornate in auge le sovranità nazionali- dovrebbe farsi carico di una totale scelleratezza made in Viminale.
Tant’è, pur cominciando con il piede sbagliato il discorso verte principalmente sul tema del fisco. “Le tasse le abbassiamo da soli, non ce lo facciamo dire dall’Unione Europea cosa tagliare o no”, spiega Renzi, riferendosi alle osservazioni che giungono dall’Ue in merito al taglio delle tasse sulla casa, che secondo i tecnici della Commissione rischiano di essere misure poco efficaci per aiutare la ripresa. “Il governo decide in autonomia”, sottolinea ancora Renzi, rivendicando l’indipendenza del governo rispetto alle burocrazie belghe. Lodevole intenzione, se fosse realmente suffragata dai fatti.
Perché sì, l’Imu sulla prima casa verrà tolta. E anche sulla Tasi ci si attende una bella sfoltita. Servono -per la sola casa- cifre nell’ordine dei 5 miliardi: dove trovarli? Fra le ipotesi allo studio una compensazione per i comuni (che sono i percettori di buona parte dell’imposta), tramite l’assegnazione agli stessi dell’imposta sui capannoni. Non sarà comunque sufficiente per alleviare la perdita di gettito, per cui si dovrà necessariamente attingere a qualcosa d’altro.
Il 16 dicembre gli italiani vedranno “il funerale delle tasse sulla casa” ha esultato il premier. Vero, ma in termini di esborso per cittadini il beneficio sarà in misura non più che minima. Con l’aggravio che i comuni potrebbero per l’ennesima volta vedersi obbligarti a sacrificare i servizi. D’altronde, in tempi di rispetto del rapporto deficit/Pil al 3%, non è data alcuna alternativa se non quella di dare con una mano e togliere con l’altra. E Renzi ha più volte solennemente promesso di rispettare la regola aurea -decisa “in meno di un’ora e senza nessuna base teorica”, come ebbe ad ammettere il suo fondatore, il francese Guy Abeille- cui l’Europa ci costringe. Quindi è vero, l’Unione non ci forza ad alcuna manovra fiscale: è il governo italiano ad essersi già pedissequamente adattato.
Filippo Burla
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