Dunque riconciliazione sì, ma senza chinare la testa. Del resto lo stesso Obama nella sua visita a Hiroshima si guardò bene dal chiedere scusa. Se non l’ha fatto il presidente americano per l’olocausto nucleare, perché dovrebbe farlo Abe per l’attacco alla base militare di Pearl Harbor. Se in Europa cospargersi il capo di cenere è un passaggio obbligato per gli sconfitti, in Giappone esiste una cultura diversa in grado a volte di preservare la dignità di un popolo. Questioni di “principio” che dovranno in ogni caso fare i conti con la realtà, con la nuova realtà statunitense che risponde al nome di Donald Trump. Abe è stato il primo leader straniero ad incontrare il tycoon a New York, a poche ore dal risultato delle elezioni presidenziali.
Gli Usa, inoltre, stanno per restituire ai giapponesi 4 ettari di territorio a nord di Okinawa, dove è presente un campo d’addestramento americano. Sembra, inoltre, che Trump voglia il ritiro dei 47mila soldati americani di stanza nell’arcipelago, aprendo in compenso al riarmo del Giappone, anche in chiave nucleare. Mossa che causerebbe una pesante escalation con la Cina, che vede sempre di cattivo occhio l’attivismo del vicino. Insomma, lo scenario asiatico sembra stia per mutare rapidamente.
Davide Romano