Roma, 29 ago – Oggi ricorre la giornata internazionale contro i test nucleari stabilita dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2009. Oggi se pensiamo alle testate atomiche, il risultato è indubitabilmente il folle leader della Corea del Nord, Kim Jong-un. Il furioso dittatore asiatico investe costantemente in questo settore, minacciando il mondo con fatti evidenti e pericolosi. La posizione degli Stati Uniti è fondamentale per la risoluzione della questione: Donald Trump vorrebbe riottenere posizioni di prestigio in Oriente, oggi monopolio ed egemonia esclusiva della Cina, la quale è alleata con la Corea del Nord, anche se sempre più distante dopo gli accordi con gli Usa.
Pyongyang sta attuando un programma militare a sfondo nucleare per dimostrare al mondo di poter intraprendere un’ulteriore guerra mondiale senza poter essere contrastato: il rischio sarebbe quello di sganciare una di quelle devastanti bombe all’uranio e riuscire a raggiungere rapidamente gli Stati Uniti con una velocità stratosferica. I danni si riscontrerebbero anche in Giappone e Corea del Sud. Il 12 giugno scorso, Donald Trump e Kim Jong-Un si sono incontrati per la prima volta nella storia e il presidente americano ha sostenuto alla fine del summit che “Kim vuole la denuclearizzazione e la pace più di me, sa che sarà un bene per il suo popolo. Abbiamo sottoscritto un documento di ampio respiro, credo che lui onorerà gli impegni”. Dunque il compromesso è nitido: la Corea del Nord dovrà diminuire notevolmente le testate atomiche e attuare un processo di denuclearizzazione, mentre gli Stati Uniti dovranno ridurre le sanzioni imposte.
A Singapore le premesse sembravano soddisfare ambe le parti, salutandosi con una stretta di mano che auspicava uno sviluppo proficuo della questione: l’incontro bilaterale si era concluso nel migliore dei modi, con il reciproco invito da parte dei due leader a Pyongyang e a Washington. Ma ultimamente l’inquilino della Casa Bianca ha fatto sapere che non sarà presente all’invito, causa mancato mantenimento delle promesse da parte di Kim Jong-Un: secondo Washington, il leader asiatico ha investito ulteriormente nel settore, “arricchendosi di uranio e potenziando il nucleare” (fonte Panorama).
Dopo un presunto ma poco convincente abbandono dei test nucleari, Kim è tornato all’attacco, perseguendo nella sua politica belligerante. Questa minaccia spaventa il mondo intero, dato che è voluta e organizzata da un capo di Stato privo di ogni equilibrio e buonsenso. A questo punto potrebbe intervenire l’Onu, dato che il principio fondante di questa istituzione è quello di “mantenere la pace e la sicurezza internazionale”. Sulla possibilità che le Nazioni Unite ottengano risultati concreti restano forti dubbi.
Davide Chindamo
Accordo sul nucleare, Kim e Trump di nuovo ai ferri corti?
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