Roma, 18 ott – Sei persone sono state arrestate e tre sono ricercate dalla Guardia di finanza per un traffico di petrolio che partiva dalla Libia e arrivava in Europa passando per l’Italia. Il gasolio veniva rubato dai miliziani dell’Isis nella raffineria libica di Zawyia, 40 chilometri a ovest di Tripoli. Da lì veniva trasportato via mare in Sicilia e poi rivenduto sul mercato italiano ed europeo. La rete internazionale di delinquenti è stata scoperta dalle Fiamme Gialle di Catania, con un’indagine coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica etnea, dal procuratore distrettuale Carmelo Zuccaro. Sono loro ad aver fiutato per primi il giro di affari con i terroristi.
A portare il greggio in Italia, scortato da milizie libiche, sarebbero state impiegate navi fantasma, dapprima con pescherecci trasformati in navi cisterna e una volta in acque maltesi con petroliere che disattivavano i loro transponder quando si avvicinavano alle costa italiane. Dopo essere sbarcato in Italia il greggio rubato veniva sottoposto a una serie di miscelazioni presso uno dei depositi fiscali della società MaxCom siti ad Augusta, Civitavecchia e Venezia, e poi immesso nel mercato italiano ed europeo (Francia e Spagna in particolare) ad un prezzo simile a quello dei prodotti ufficiali pur essendo di qualità inferiore.
Gli arrestati, di cui tre sono agli arresti domiciliari, sono cittadini italiani, libici e maltesi. Tra loro anche l’amministratore delegato della società MaxCom, Marco Porta, che distribuiva il greggio rubato in Sicilia e Campania dopo averlo acquistato a un prezzo inferiore anche del 60% rispetto alle quotazioni ufficiali, e il catanese Nicola Orazio Romeo, indicato dai collaboratori di giustizia come uomo legate alla cosca mafiosa degli Ercolano. Uno dei libici finiti in manette è Fahmi Mousa Saleem Ben Khalifa, potentissimo capo delle milizie libiche legate all’Isis, che era fuggito dal carcere, dove scontava una condanna a 15 anni per traffico di droga, dopo la caduta di Gheddafi. I ricercati sono tre libici.
In tutto, nel corso di un anno di indagini, si è scoperto che il giro d’affari del greggio trasportato in Italia si aggira sui 30 milioni di euro, e i chili di gasolio rubati in Libia sono circa 80 milioni.
Anna Pedri