Damasco, 13 Dic – Aleppo è libera. I ribelli jihadisti delle formazioni terroristiche Fatah Halab e Jaysh Al-Fateh hanno accettato i termini della resa nella zona est di Aleppo dopo che la “sacca” in cui erano stati chiusi dall’avanzata delle forze di sicurezza siriane era collassata nelle scorse ore. I termini della resa appaiono, più che concilianti, dato che le istituzioni siriane hanno garantito che nessuno tra i miliziani o i cittadini che escono dai quartieri occupati verrà arrestato e a chi lo vorrà sarà permesso il passaggio nella zona della pianura ‘Anadan vicino al distretto del Monte Simeone che funge da centro amministrativo. Questo accordo è stato proposto dopo che i terroristi jihadisti si erano ritirati dalla strategica zona di Sheikh Sa’eed , una delle ultime roccaforti di Jaysh al-Fatah e dei gruppi loro alleati.
La proposta è stata accettata dalla quasi totalità dei gruppi terroristi ma l’esercito siriano deve ancora procedere con la messa in sicurezza di questi quartieri; ciò è dovuto al fatto che molti jihadisti non hanno ancora lasciato la zona. Una volta che la “sacca” sarà ufficialmente bonificata, le Forze Armate siriane saranno in grado di concentrare le loro unità di terra in una nuova campagna a sud di Aleppo, dove l’Hezbollah libanese è in procinto di lanciare un’offensiva lungo l’autostrada Aleppo-Idlib e di concentrare gli sforzi nella liberazione di Palmira, caduta ieri nelle mani del Califfato, e su cui oggi già si era attivato un contrattacco siriano da ovest.
Intanto ad Aleppo, già da questa notte, si sono susseguiti caroselli di auto e cortei spontanei di cittadini in festa che osannavano le truppe siriane e gli alleati e inneggiavano al presidente Bashar al Assad mentre i media arabi pubblicavano le foto ed i video dei quartieri liberati dalla minaccia jihadista. Resta un mistero l’accorato appello del segretario generale uscente delle nazioni unite Ban Ki-Moon che ha parlato di eccidi e violenze nella città liberata, notizia che non trova alcun riscontro da nessuna fonte, né araba né occidentale. Frutto di una interpretazione ampiamente mistificata della missione liberatrice delle forze siriane, che in quei quartieri stanno entrando solo ora e da cui fonti militari riferiscono che le unità ingegneristiche dell’Esercito sono impegnate a smantellare le mine ed gli esplosivi piantati dai terroristi nelle vie e nelle piazze prima della resa.
Alberto Palladino