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Comprava su Amazon il materiale della bomba: così si è fatto beccare l’algerino attentatore di Lione

by Cristina Gauri
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Lione, 28 mag – Beccato perché aveva ordinato su Amazon i componenti della bomba. Dopo tre giorni di incessanti ricerche la polizia antiterrorismo francese è riuscita ad arrestare il 24enne di origini algerine accusato di avere piazzato la bomba esplosa nel centro di Lione. Identificato domenica, è stato arrestato ieri, mentre aspettava l’autobus in strada. Come riporta il Giornale, la polizia aveva atteso per una giornata che il sospettato uscisse dalla propria abitazione onde evitare che azionasse inneschi o si facesse esplodere durante le operazioni di arresto.  

Litri di esplosivo

L’attentatore che venerdì  pomeriggio ha ferito 13 persone nel centro di Lione è uno studente di informatica che abita (abitava) in un quartiere popolare della città francese, ad appena 7 km dal luogo in cui venerdì ha depositato l’ordigno esplosivo. Il ragazzo si era successivamente rintanato in casa, da dove gli agenti hanno aspettato che facesse capolino qualche giorno dopo. L’identificazione del terrorista è stata possibile innanzitutto grazie alle tracce di Dna trovate sui resti del pacco bomba dopo la sua esplosione. In seguito, gli inquirenti si sono concentrati sull’account Amazon del ragazzo, al secolo Mohammed Hichem M., e agli ordini degli ultimi mesi, che comprendevano l’acquisto di oggetti sospetti fra cui «batterie, perossido di idrogeno, acetone e vari circuiti elettrici», generalmente utilizzati per la costruzione di rudimentali ordigni esplosivi. «Fa paura sapere che un uomo capace di far esplodere una città viveva qui», spiega una ragazza a Progres. «Qui non era mai successo niente di simile, è impressionante». Durante la perquisizione dell’abitazione sono stati rivenuti litri di materiale esplosivo, il Tatp, lo stesso usato negli attacchi del 13 novembre 2015 a Parigi. Nessuna rivendicazione da parte dello Stato islamico. Mohammed Hichem M., nato in Francia da genitori algerini, va ad ingrossare le fila dei cosiddetti “francesi di seconda generazione” che francesi non si sentono per niente.

Cristina Gauri

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