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Amazon e il controllo sui lavoratori: il gigante dell’e-commerce “spia” la loro vita privata?

by Ilaria Paoletti
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Amazon controllo lavoratori

Roma, 27 nov – Amazon vuole avere il controllo dei suoi lavoratori impegnati “politicamente”. Il perché è presto detto: sarebbero un pericolo per l’efficienza dell’azienda. Almeno, questo emerge da centinaia di rapporti ottenuti degli analisti del Global Security Operations Centre, la branca di Amazon che si occupa di proteggere dipendenti, fornitori e risorse. Da tali rapporti, si evincerebbe che l’azienda abbia “spiato” per anni la vita privata di centinaia di migliaia di dipendenti.

Amazon, i rapporti sui lavoratori

Tali rapporti su Amazon, secondo Wired, non sarebbero ancora stati resi pubblici ma comprenderebbero alcune email interne che rivelerebbero come i membri della divisione di intelligence di Amazon siano aggiornatissimi, di continuo, su ciò che accade a livello associativo tra lavoratori negli stabilimenti. Il controllo avviene anche attraverso i social network, sui quali viene preso d’occhio addirittura anche chi appartiene a movimenti ambientaliste come i ben poco pericolosi Fridays for future. Secondo quanto emerge dall‘articolo di Vice che si occupa della cosa, gli analisti di Amazon appuntano nota della data, dell’ora, del luogo esatto, del numero di partecipanti a un dato evento, talvolta annotano anche il tasso di affluenza se questo è organizzato dai lavoratori dell’azienda. Si può parlare di uno sciopero come di un semplice volantinaggio.

“Evidenziare rischi e pericoli”

Insomma, in Amazon ci sarebbe addirittura chi tenta di diffamare chi, tra i dipendenti, cerca di organizzarsi insieme ai colleghi per protestare. Perché la consegna non deve giammai interrompersi. Nei documenti di cui trattano gli articoli summenzionati, si parla infatti di “evidenziare potenziali rischi e pericoli che possono influire sulle operazioni di Amazon, al fine di soddisfare le aspettative dei clienti”.

La famigerata agenzia Pinkerton

L’azienda di Jeff Bezos, addirittura, avrebbe ingaggiato la Pinkerton, agenzia investigativa “celebre” per essersi infiltrata (agli albori del sindacalismo, tra l’Ottocento e il Novecento) negli Usa tra le organizzazioni dei lavoratori per cercare di indebolirla. Amazon, ovviamente, respinge al mittente le scuse, dicendo che hanno “collaborazioni commerciali con aziende specializzate per i motivi più disparati, ma non utilizziamo i nostri partner per raccogliere informazioni sul personale. Tutte le attività che intraprendiamo sono pienamente in linea con le leggi locali sono condotte con il supporto delle autorità locali”. Dopo alcune proteste, sembrerebbe inoltre che sia sparito dal sito di offerte di lavoro per analisti dell’intelligence col compito dichiarato di monitorare le “minacce sindacali”.

La lettera dei parlamentari Ue

Lisa Levandowski di Amazon ha replicato dicendo che “Come ogni altra azienda responsabile, manteniamo un livello di sicurezza all’interno delle nostre operazioni per aiutare a mantenere al sicuro i nostri dipendenti, edifici e inventario. Qualsiasi tentativo di sensazionalizzare queste attività o suggerire di fare qualcosa di insolito o sbagliato è irresponsabile e scorretto”. Resta un fatto, però, che ad ottobre 2020 Amazon ha ricevuto una lettera firmata da 38 parlamentari europei, che ha come oggetto “l’esponenziale crescita dei profitti di Amazon dall’inizio della pandemia non lo esonera dal rispettare i fondamentali principi legali dei lavoratori”.

Ilaria Paoletti

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