Roma, 1 mar – Sale la tensione in Armenia. Decine di persone hanno fatto irruzione oggi in un edificio governativo della capitale Erevan. I manifestanti chiedono, in realtà ormai da diverse settimane, le dimissioni del primo ministro Nikol Pashinyan. L’agenzia Interfax riferisce che l’irruzione odierna è avvenuta durante una più ampia protesta del ramo giovanile del partito di opposizione Dashnaktsutyun. Secondo uno degli attivisti anti-governativi, il blitz nella struttura – che ospita diversi ministeri – dimostra che “possiamo entrare in qualsiasi edificio governativo”.
In #Yerevan, #Armenia, anti-government protesters forced entry into one of the government buildings and demand resignation of PM Nikol Pashinyan:pic.twitter.com/p5fu4gZQZO
— Alex Kokcharov (@AlexKokcharov) March 1, 2021
La settimana scorsa Pashinyan ha parlato di tentato golpe. Dichiarando poi inaccettabile l’ingerenza dell’esercito nei processi politici e indicando come imperativo il mantenimento del potere nelle mani del popolo, nel pieno rispetto della Costituzione. Sta di fatto che l’Armenia è spaccata in due, tra sostenitori del premier e oppositori che ne chiedono a gran voce le dimissioni.
Il catastrofico esito della guerra in Nagorno-Karabakh è alla base della rabbia di chi contesta il governo guidato da Pashinyan. Quest’ultimo da giorni prova a giustificarsi per la netta sconfitta militare, e la conseguente perdita di territori a vantaggio dell’Azerbaijan, con la scarsa efficienza degli armamenti russi in dotazione all’esercito armeno. Una motivazione che ai manifestanti appare come una scusa inaccettabile.
Alessandro Della Guglia