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Assange sarà estradato in Usa, cosa rischia adesso

by Michele Iozzino
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Roma, 17 giu – Il caso di Julian Assange è sempre più vicino all’epilogo. Il ministro degli Interni del Regno Unito, Priti Patel, ha infatti firmato il via libera per l’estradizione negli Stati Uniti del fondatore di Wikileaks.

Cosa rischia Assange

La controversa vicenda legale che ha per oggetto Assage si concluderà forse nel peggiore dei modi. Il giornalista australiano ora rischia di scontare in un carcere americano una pesantissima condanna, addirittura fino a 175 anni. Per gli Usa, Assange sarebbe processabile per spionaggio, ai sensi dell’Espionage Act, per aver contribuito a diffondere, tramite la piattaforma online Wikileaks, documenti riservati tra i quali alcuni contenenti informazioni su crimini di guerra commessi dalla forze americane in Iraq e Afghanistan. Un processo ed una condanna, che ad oggi sembra quasi certa, che suonano tuttavia più come una vendetta.

Assage si trova attualmente nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, dove è rinchiuso ormai da tre anni dopo l’arresto per un mandato di cattura internazionale emesso dagli Stati Uniti, nonostante non sia ancora stato condannato per alcun crimine. Precedentemente era rimasto confinato per sette anni nell’ambasciata ecuadoriana a cui aveva richiesto asilo politico. Cosa che lo aveva visibilmente provato da un punto di vista psico-fisico.

La libertà di stampa in pericolo?

La notizia non è, però, passata inosservata. Prima della decisione di Patel, centinaia di persone hanno manifestato contro l’estradizione di Assange. Diverse le associazioni umanitarie che hanno espresso solidarietà al giornalista, da Reporter senza frontiere ad Amnesty International. Julia Hall, portavoce di Amnesty International, ha dichiarato: “Che stati come il Regno Unito diano il via libera all’estradizione di persone per la pubblicazione di informazioni riservate che sono nell’interesse pubblico costituisce un pericoloso precedente e deve essere respinto”.

Sulla questione è intervenuto anche l’Osce, con la rappresentante per la libertà dei media, Teresa Ribeiro, che si è nettamente schierata contro l’estradizione di Assange e ha affermato la sua vicininza: “Voglio esprimere la mia preoccupazione per l’impatto che tale decisione può avere sulla libertà dei media e sul giornalismo investigativo”.

Michele Iozzino

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1 commento

fabio crociato 17 Giugno 2022 - 9:37

Si sente sempre puzza di bruciato quando il sistema (Amnesty, Reporter s.f., Ocse), difende un presunto antisistema…

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