Roma, 17 giu – Germania e letteratura italiana. Ovviamente, non c’è nessun legame. Ma è singolare la notizia, pubblicata anche su Tgcom24, secondo la quale in terra tedesca sarebbe stato scoperto il più antico verso poetico scritto nella nostra lingua nazionale.
Germania, l’antico verso della letteratura italiana
Il testo del verso recita così: “Fui eo, madre, in civitate, vidi onesti iovene”. In un italiano ovviamente ancora primordiale, in quanto risalente all’ VIII secolo. Un testo poetico che, scoperto in Germania, appartiene alla storia della letteratura italiana e sarebbe stato annotato da un monaco a margine di un manoscritto in uno dei due secoli successivi. È custodito a Würzburg, ritrovato dallo storico della lingua italiana Vittorio Formentin, del dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale dell’Università di Udine, e dal collega paleografo Antonio Ciaralli dell’Università di Perugia. I due studiosi ritengono si tratti di un verso inziale di una chanson de femme, ovvero forma lirica in cui il canto è intonato da una voce femminile. Per l’Università di Udine il verso “è un prezioso contributo alla ricostruzione di quello che dev’essere stato il prototipo altomedievale (secoli VI-IX) dellalirica romanza, la cui genesi è controversa a causa della mancanza – finora almeno – di testi superstiti”.
Lirica romanza e chanson de femme
Il ritrovamento del verso sembrerebbe confermare una teoria. Ovvero che le origini della lirica romanza siano possano ritrovarsi proprio nella chanson de femme. Per i due studiosi, infatti, “metrica, lessico e tema” del verso ritrovato hanno “riscontri letterali in molti componimenti romanzi del Basso Medioevo, in particolare nelle cantigas de amigo galego-portoghesi del XIII e XIV secolo, anticipandoli però di parecchio”. Poi aggiungono: “Importantissimo è poi l’aspetto linguistico: l’uso del plurale asigmatico ‘onesti iovene’ in funzione di oggetto diretto dimostra che il verso è stato scritto in una varietà italoromanza. Questo lo rende al momento la più antica testimonianza poetica della nostra tradizione letteraria”.
Alberto Celletti