Washington, 26 mar – Paul Craig Roberts, classe 1939, è un economista e politologo tra i più autorevoli, esperti e indipendenti, in America e nel mondo. Già funzionario del Congresso negli anni ’70, è stato assistente segretario del Tesoro Usa con delega alla politica economica sotto la presidenza di Ronald Reagan nel 1981-1982, nel corso di una grave crisi economica e di una guerra fredda con l’Unione Sovietica che non accennava a placarsi.
Roberts è stato editore associato ed editorialista del prestigioso Wall Street Journal, nonché editorialista di Business Week, e nel 1993 Forbes lo ha classificato tra i primi sette giornalisti degli Stati Uniti. Dirige oggi l’Istituto per la politica economica (IPE).
L’intervista rilasciata il 24 marzo a un importante portale web assume una rilevanza tale che è opportuno riportarne almeno i passaggi fondamentali.
Secondo Roberts, gli Usa sono dominati da gruppi d’interesse privati e dall’ideologia neoconservatrice per cui la storia ha scelto gli Usa stessi come il paese “eccezionale e indispensabile” con il diritto di imporre il suo volere nel mondo. La lobby più influente, secondo l’analista, è senza dubbio il complesso militare e della sicurezza, “privatizzato nel 1991 dall’allora segretario alla difesa William Perry, e che ormai controlla il Pentagono, i suoi obiettivi e le sue spese”.
Quindi , le quattro o cinque banche “troppo grandi per fallire”, con Wall Street, e la lobby israeliana, quest’ultima particolarmente attiva rispetto alle politiche medio-orientali ma infiltrata profondamente anche nel potere finanziario. Questi gruppi, insieme ai neoconservatori, sostengono l’imperialismo e l’egemonia finanziaria e politico-militare nel mondo, anche attraverso la proprietà diretta di tutti i media di massa, concentrati in sei mega-gruppi.
In quanto alla Federal Reserve (Fed), l’ex ministro di Reagan ritiene che nel ventunesimo secolo questa serva soltanto gli interessi delle grandi banche: per esempio, negli ultimi otto anni i pensionati Usa non hanno ricevuto un centesimo di interessi sui depositi, a causa dei tassi fissati artificialmente bassi dalla Fed allo scopo di consentire alle banche di indebitarsi a costo zero. Anche in conseguenza di questo, secondo Roberts lo stato di salute dell’economia Usa è semplicemente pessimo, secondo una tendenza che va avanti da quasi venti anni, come del resto suggerivamo tempo fa su queste colonne: “La Federal Reserve, fin dai primi tempi del mandato di Alan Greenspan, ha utilizzato l’espansione del credito al consumo per sostituire l’assenza di crescita del reddito familiare, che continua da decenni, ma la popolazione è oggi troppo indebitata per farsi carico di ulteriori crediti. Niente rimane, quindi, a guidare l’economia, dal momento che sia la manifattura, sia le professioni più specialistiche come l’ingegneria software, sono state delocalizzate, creando una gigantesca disoccupazione, falsificata al ribasso nei dati ufficiali. Il castello di carta – conclude l’analista – crollerà appena il resto del mondo cesserà di utilizzare il dollaro Usa quale valuta di riserva”.
Vanno in questo senso le recenti mosse combinate di Cina e Russia, sia in termini di accordi bilaterali sull’energia, il commercio e le infrastrutture, basati sulle rispettive valute, sia con mosse di più ampio respiro, ultime tra le quali il lancio della grande banca cinese Aiib e il prossimo decollo della banca “mondiale” dei Brics. Insieme al blocco ai piani Usa di invasione della Siria e di bombardamento dell’Iran, il continuo richiamo al rispetto della legge internazionale, nonché l’esempio fornito con la conservazione dei propri valori e tradizioni sociali, tutto questo rappresenta, secondo Roberts, una ragione del tutto sufficiente per costituire bersagli per la distruzione totale.
Rispetto alla struttura del potere statunitense: “La Nato fu inizialmente creata dagli Usa per proteggere l’Europa da una presunta minaccia sovietica, ma ormai ha assunto il solo ruolo di coprire le attività aggressive degli Usa e procurare forze mercenarie per l’impero americano, nel quale – sostiene Roberts – perfino i presunti alleati ‘privilegiati’, vale a dire Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda, non sono altro che vassalli di Washington, né più né meno rispetto ad altri come Germania, Francia, Italia, Giappone e il resto”. E per quanto all’Unione europea, Roberts sostiene che “gli Usa l’hanno favorita semplicemente perché è più facile da controllare rispetto ai singoli paesi”.
È proprio sulle politiche di contenimento delle potenze emergenti che si conclude la lunga intervista di Paul Craig Roberts: “Mentre tentano – anche attraverso miriadi di Ngo (organizzazioni non governative) – di innescare rivoluzioni ‘colorate’ ai confini della Russia, per esempio in Asia centrale, gli Usa sembrano aver messo troppa pressione sull’Europa in funzione anti-Mosca, in una pericolosissima spirale di provocazioni. Se in conseguenza di questa eccessiva pressione la Germania dovesse dichiarare l’uscita dalla Nato, per l’impero Usa sarebbe la fine. Alternativamente, la Russia potrebbe trovare il modo di proporre il sostegno finanziario a Grecia, Italia e Spagna in cambio dell’uscita dalla Ue e dall’Euro, che ugualmente sarebbe fatale per Washington. E se – continua Roberts – le offerte non dovessero funzionare, la Russia potrebbe sempre ricordare agli europei che l’alleanza militare con gli Usa potrebbe costare il bombardamento nucleare delle loro capitali (come già reso chiaro alla Danimarca, ndr)”.
Mentre, quindi, per evitare l’insorgenza di una nuova rivale o, ancora peggio, di un blocco rivale (Russia e Cina) dotato di immense risorse e capacità industriali, gli Usa stanno considerando con assoluta serietà l’opzione dell’attacco preventivo anche nucleare, fiduciosi nei propri sistemi di difesa, l’ex ministro di Reagan sostiene che “la Russia dovrebbe adoperarsi con l’Europa, avvertendola di attendere un attacco americano e che la prima opzione, in risposta, sarebbe di spazzare via l’Europa: lasciare la Nato per prevenire la terza guerra mondiale”.
“Inoltre – prosegue Roberts – Putin dovrebbe rendere chiaro alla Cina che il loro destino è comune e le rispettive forze nucleari dovrebbero essere poste in uno stato di allerta elevato, allo stesso tempo spiegando al mondo il grado di rischio che tutto questo comporta, in modo da isolare gli Usa. In questo senso – conclude il politologo – i paesi chiave sarebbero India, Giappone, Francia, Germania e anche la Gran Bretagna”.“Se i russi e i cinesi non si aspettano un attacco nucleare preventivo da parte di Washington, e conseguentemente non vi si preparano da subito – chiude l’intervista Paul Craig Roberts – i loro paesi saranno distrutti”.
Francesco Meneguzzo
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[…] A rincarare la dose ci si mette anche un altro “grande vecchio” della politica americana, Paul Craig Roberts, economista e politologo fuori dal coro, funzionario del Congresso Usa negli anni ’70 e […]
[…] Old Party”, come viene comunemente chiamato il partito repubblicano) – si ricordino per esempio Paul Craig Roberts e Pat Buchanan – Wilkerson argomenta che l’impero americano ha imboccato da tempo il viale del […]