Eppure, prima di fare tutto questo, bisognerebbe trovare un accordo con l’attuale proprietaria dell’immobile, cioè la signora Gerlinde Pommer, la quale non vuole saperne di rinunciare alla struttura. Dal 1972 la Pommer riceve infatti dal Ministero dell’interno austriaco un affitto che ammonta a 4.670 euro mensili. La signora si è peraltro sempre rifiutata di cedere la “Casa di Hitler” allo Stato o di apportare anche minime modifiche all’edificio, dai lavori di ristrutturazione all’apposizione di una targa commemorativa sulla facciata. Da qui scaturisce la volontà del ministero di espropriare l’immobile con atto d’imperio, seppur dietro un risarcimento alla Pommer.
L’obiettivo dichiarato è quello di impedire i “pellegrinaggi” dei nostalgici del nazionalsocialismo, che ogni anno si recano a Braunau am Inn per visitare la casa natale del Führer. La proposta che sembra per ora destinata al successo è proprio quella della demolizione, sebbene l’edificio sia protetto in via teorica dalla legge per la tutela del patrimonio culturale. Non – beninteso – perché si tratta del luogo di nascita di Hitler, ma perché l’edificio si compone di materiale da costruzione che risale addirittura al XVII secolo. Ma del resto, si sa, per gli antifascisti è sempre meglio distruggere e dimenticare che studiare e capire.
Giovanni Coppola
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