In questi giorni, la Corte costituzionale sta ascoltando i testimoni, ossia sindaci, rappresentanti di lista, funzionari elettorali. Oramai è acclarato: nel conteggio degli ormai famigerati voti per corrispondenza, che hanno fatto pendere l’ago della bilancia in favore di Van der Bellen, si sono verificate incredibili irregolarità che potrebbero addirittura portare all’annullamento delle votazioni. Gli stessi membri della Corte costituzionale sono rimasti basiti ascoltando le testimonianze: centinaia di migliaia di buste elettorali sono state aperte e conteggiate prima dell’arrivo dell’organo di vigilanza, lasciando così la possibilità a chiunque di manipolare i risultati. Brogli veri e propri non sono ancora stati dimostrati, ma i sospetti rimangono fortissimi. Come detto, è tutt’altro che un’ipotesi remota che la Corte costituzionale faccia indire nuove elezioni. La decisione definitiva è attesa per il 6 luglio, prima della data prevista per l’insediamento di Van der Bellen.
Insomma, la partita è ancora aperta. E la posta in ballo è di quelle che contano: essendo l’Austria una repubblica semipresidenziale, i poteri del presidente della repubblica non sono affatto di mera rappresentanza. Lo stesso Hofer aveva infatti dichiarato che, sfruttando le facoltà connesse alla sua carica, avrebbe indetto nuove elezioni nazionali, poiché il parlamento non rappresenta più la volontà del Paese. Difficile dargli torto: secondo i sondaggi, la Fpö è oggi il primo partito d’Austria (alle elezioni del 2013 era terzo), e una sua eventuale vittoria è data addirittura per probabile. In questo senso, Van der Bellen è stato categorico: in caso di trionfo elettorale della Fpö alle elezioni politiche, si rifiuterebbe di conferire il mandato al presidente Strache. Perché – oramai lo si è capito – la sovranità popolare, quando non coincide con i desiderata dell’establishment mondialista, non è affatto gradita a lor signori.
Valerio Benedetti