Roma, 14 gen – Un premio Nobel nell’occhio del ciclone. James Watson, 90enne biologo americano e co-scopritore della struttura a doppia elica del Dna, rischia di vedersi ritirare tutte le onorificenze guadagnate nel corso della sua proficua carriera. Il motivo è da ascriversi alle dichiarazioni del professore, il quale sostiene che esisterebbero “prove scientifiche della differenza intellettiva e cognitiva” tra bianchi e neri.
Lo scienziato, recentemente intervistato dalla Pbs, ha dichiarato che “esisterebbero differenze genetiche che determinerebbero un notevole divario tra i due ceppi etnici sul piano del quoziente intellettivo”. Watson ha dunque sostenuto che i neri presenterebbero un quoziente intellettivo inferiore a quello dei bianchi, questo a causa di una “particolare conformazione” del Dna di questi ultimi. Watson aveva precedentemente sostenuto questa tesi nel 2007 e ciò gli era valso l’allontanamento dall’Università di Cambridge. “Tutte le nostre politiche sociali sono basate sull’assunzione che gli afroamericani abbiano il nostro stesso tipo di intelligenza – mentre tutti i test che ho condotto in laboratorio ci dicono il contrario”, era la dichiarazione incriminata.
Queste ultime dichiarazioni e l’assoluto rifiuto di Watson di ritrattare le sue tesi potrebbero costare allo scienziato la revoca di tutte le onorificenze concessegli in passato dalle istituzioni accademiche di mezzo modo. Molte di esse infatti si sono già pronunciate con parole di condanna, prendendo distanza dalle affermazioni del professore. Una di queste, l’ente americano specializzato nella lotta ai tumori Cold Spring Harbor Laboratory – per cui Watson ha lavorato per oltre 30 anni – avrebbe definito le tesi di Watson “abominevoli” e “prive di qualsiasi fondamento scientifico”. L’istituzione ha dunque proposto di revocare a Watson tutti i titoli e i riconoscimenti attribuiti fino ad oggi, Nobel compreso.
In questo clima da Inquisizione solo la famiglia di Watson sembra essere intenzionata a difendere lo scienziato. Il figlio ha dichiarato ai media: “Mio padre è stato subito dipinto come bigotto e razzista, ma ritengo ridicole tali accuse. Ha semplicemente condiviso quello che è emerso dalle sue ricerche nel campo della genetica. Mio padre ha trascorso quasi tutta la vita in laboratorio e ogni sua parola si basa solo sulle evidenze scientifiche raccolte in oltre sessant’anni di attività. Il mondo accademico gli deve rispetto”. Il professore nel 2012 è stato anche accusato di sessismo poiché durante il Neuroscience Open Forum di Dublino dichiarò che “avere tutte queste donne attorno rende sicuramente il lavoro più divertente per gli uomini, ma credo anche che loro siano probabilmente inutili”.
Cristina Gauri
2 comments
basta leggere una qualsiasi statistica sul q.i. … mediamente i neri sono i meno intelligenti, superati solo dagli aborigeni australiani… non e’ razzismo ma statistica, esattamente come il fatto che gli asiatici sono mediamente piu’ intelligenti dei bianchi.
Le statistiche che vengono fatte in base alla popolazione del luogo, e per tanto la media europea non riguarda solo i bianchi ma anche i residenti di altre razza, in particolare i neri, che abbassano la media del QI. Questo non accade in Cina, ad esempio, poiché l’impatto immigratorio non ha rilevanza numerica di nessun tipo. Per tanto i mongolici non sono più intelligenti dei bianchi, mentre i negroidi e gli aborigeni hanno un QI medio che dalle nostre parti verrebbe considerato ritardo mentale.