Roma, 24 mar – Joe Biden è tornato a evocare il possibile uso di armi chimiche da parte della Russia. Spauracchio di ogni guerra degli ultimi trent’anni, secondo il presidente degli Stati Uniti un attacco con tali armi in Ucraina “è una minaccia credibile”. E’ piuttosto difficile pensare però che qualcuno utilizzi davvero queste presunte armi chimiche, presunte perché al Cremlino negano pure di averle in dotazione e viceversa accusano Washington. Siamo insomma di fronte alla pura propaganda di guerra da entrambe le parti? Possibile, anche perché in passato quasi sempre l’evocazione delle armi chimiche è servita per giustificare interventi militari (si veda il tristemente celebre caso Iraq) altrimenti difficilmente digeribili per l’opinione pubblica. Ma nel caso di specie la situazione è ancor più preoccupante. D’altronde tutti sono consapevoli che un intervento diretto degli Usa nel conflitto rischierebbe di trascinarci nella terza guerra mondiale. Sta di fatto che nel frattempo, e sinora in sordina, la Casa Bianca ha costituito il cosiddetto Tiger Team. Vediamo di cosa si tratta.
Tiger Team, cos’è la “squadra speciale” Usa
La definizione Tiger Team veniva usata in ambito militare per indicare squadre speciali impegnate a testare la sicurezza delle installazioni interne. A titolo esemplificativo già nel 1970 un Tiger Team (inizialmente chiamato White Team) venne formato negli Stati Uniti per l’Apollo 13, terza missione “lunare” americana che come noto mancò l’obiettivo. Il team di specialisti si occupò di affrontare i problemi riscontrati e riportare gli astronauti sulla Terra, tra mille difficoltà.
Nulla a che fare con la squadra di addetti alla sicurezza nazionale costituita adesso dalla Casa Bianca, che dovrebbe rispondere nel caso in cui la Russia usasse sul serio armi chimiche, biologiche o nucleari. Questo nuovo Tiger Team è stato in realtà creato il 28 febbraio, quattro giorni dopo l’attacco all’Ucraina. A rivelarne l’esistenza è stato ieri il New York Times, secondo cui la squadra di specialisti in questione è chiamata ad analizzare tutte le possibili risposte Usa anche nel caso in cui le truppe russe dovessero raggiungere territori della Nato e attaccare convogli che portano armi all’Ucraina.
Stando sempre a quanto riferito dal quotidiano statunitense, il team si riunisce tre volte alla settimana e starebbe esaminando anche l’eventuale attacco di Mosca a nazioni come Moldavia e Georgia (Paesi che non rientrano nell’Alleanza atlantica), oltre a fornire indicazioni per i Paesi europei che dovrebbero allora accogliere profughi. Stiamo insomma parlando di scenari al momento improbabili.
Eugenio Palazzini