Roma, 3 ott – Nulla è ancora deciso in Brasile: si andrà al ballottaggio il 30 ottobre per decidere il nuovo presidente della nazione. La sfida tra Jair Bolsonaro (67 anni) e Luiz Inacio Lula da Silva (76 anni) è dunque ancora apertissima. Rispetto a sondaggi e previsioni dei grandi media internazionali, al primo turno il risultato è stata infatti senza alcun dubbio sorprendente. Appena 5 punti percentuali, pari a circa 6 milioni di voti, separano i due contendenti. Una differenza minima che lascia dunque un enorme punto interrogativo sulla futura guida del Paese sudamericano.

Il controverso presidente uscente, Bolsonaro, ha ottenuto il 43,3% dei voti, a fronte del 48,2% centrato dall’altrettanto controverso Lula. Nessuno dei due ha quindi sfondato la soglia del 50%, necessaria per vincere al primo turno. Niente da fare per gli altri principali candidati: Simone Tebet (centrodestra) ha ottenuto il 4,16% dei voti, Ciro Gomes (centrosinistra), soltanto il 3,04%.

Brasile spaccato in due, Bolsonaro sorprende: cosa può succedere adesso

Sta di fatto che alle elezioni più combattute e discusse degli ultimi decenni, Bolsonaro ha mostrato di avere un consenso maggiore nel Paese rispetto a quanto valutato dai sondaggisti alla vigilia delle presidenziali. I cittadini brasiliani, recatisi alle urne per decidere se imprimere una svolta a sinistra o confermare il leader di destra, non si sono compattati. Il Brasile appare ora un Paese spaccato in due e a ben vedere al ballottaggio del 30 ottobre potrebbero essere decisivi i voti degli outsider. Anche in questo caso però regna l’incertezza, perché il senatore di centrodestra Simone Tebet, ha a disposizione un pacchetto di voti pari al 4%, mentre quello di centrosinistra Ciro Gomes, si porta dietro il 3% dei consensi.

Ricordiamo che in Brasile il voto è addirittura obbligatorio (chi non si reca alle urne riceve una multa), e i cittadini (più di 150 milioni di elettori) oltre al presidente della Repubblica – che ha un mandato di 4 anni con possibilità di un’unica rielezione – scelgono pure governatori regionali, senatori, deputati nazionali e regionali.

Una posta in gioco altissima

“Vinceremo le elezioni, si tratta appena di un rinvio, domani si torna in campagna elettorale”, ha dichiarato fiducioso Lula. Più cauto il commento di Bolsonaro: “Ci sono molti voti risultato della condizione del popolo brasiliano che ha sentito l’aumento dei prodotti, in particolare del paniere alimentare di base. Capisco il desiderio della popolazione di cambiare, ma a volte si cambia in peggio. Evidentemente non abbiamo raggiunto lo strato più importante della popolazione”, ha detto il presidente uscente.

La posta in gioco, in Brasile, è comunque ancora più alta di quanto sembri. Non solo per via dell’evidente polarizzazione, ma anche e soprattutto per il timore di una guerra civile nel caso in cui il candidato sconfitto al ballottaggio non dovesse riconoscere la vittoria dell’avversario.

Eugenio Palazzini

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4 Commenti

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