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Boom di rimesse dalla Germania. Ma dove finiscono i soldi degli immigrati?

by Alice Battaglia
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Berlino, 4 lug – Proprio nelle ore in cui la Merkel scongiura (per ora) la crisi all’interno della propria coalizione di governo, il tasto che aveva portato il ministro degli interni tedesco Horst Seehofer a rassegnare le dimissioni – poi ritirate – non smette di dolere. Parliamo, ancora una volta, di immigrazione.
Il quotidiano tedesco Die Welt riporta dati molto interessanti, in questo caso non legati ad un incremento/decremento di posti di lavoro, criminalità o insicurezza, bensì al capitale monetario spostato dagli immigrati residenti in Germania verso i propri Paesi di origine, con numeri tutt’altro che trascurabili: quasi 20 miliardi di dollari (17,7 miliardi di euro) sono stati trasferiti dagli immigrati nel 2016. Sono circa sei miliardi in più rispetto a dieci anni prima, con un balzo superiore al 30%.
La Germania è dunque una delle maggiori basi di partenza delle rimesse“: si piazza al quarto posto nel mondo dietro solamente agli Stati Uniti, all’Arabia Saudita e alla Svizzera per ciò che concerne i maggiori trasferimenti privati di denaro. Ma se per il governo tedesco questa notizia è da interpretare come “una grande possibilità di sviluppo”, il partito nazionalista AdF mostra il proprio scetticismo. È giusto – si chiede l’opposizione di destra – che i soldi dei contribuenti tedeschi, nella forma di sussidi statali, possano essere trasferiti da chi ne beneficia presso i propri Paesi di origine, sicuramente aiutando le loro economie, ma a discapito di quella della Germania?
Oltre a porsi questa domanda legittima, c’è da interrogarsi sui cambiamenti avvenuti negli ultimi anni: in Stati particolarmente poveri come il Kirghizistan, il Nepal e Haiti, i fondi ricevuti dall’estero sono stati una fonte di reddito “estremamente importante” e in alcuni casi hanno rappresentato circa un terzo del prodotto interno lordo. Anche le economie dei Balcani occidentali hanno beneficiato del supporto fornito dalle entrate del lavoro dei propri emigranti. Da annoverare tra gli elementi degni di nota il drastico calo di trasferimenti di denaro dalla Germania alla Siria, dai 105 milioni di dollari ai 27 del 2016. Un dato che si può forse spiegare con la fuga di molti dal suolo natio a causa della guerra, se vi associamo il significativo aumento delle rimesse verso il vicino Libano che passa da 188 milioni di dollari nel 2010 a 841 nel 2016.
Tenuto in considerazione anche il considerevole ammontare del denaro non tracciabile spostato, è lecito chiedersi se le tasse dei cittadini tedeschi siano davvero servite solo a consentire l’acquisto di cibo, vestiti e medicine nei Paesi in via di sviluppo, se davvero quel sostegno finanziario abbia permesso alle famiglie di mandare i propri figli a scuola o di avviare una piccola impresa, come sostiene il partito della cancelliera Angela Merkel, o se una certa parte di questi flussi di denaro abbiano finanziato attività decisamente meno nobili, soprattutto in Paesi come la Siria.
Alice Battaglia

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2 comments

angelo 4 Luglio 2018 - 3:42

Dovrebbero inserire una clausula di tracciabilità del 100% ma poi apriti cielo….

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blackwater 4 Luglio 2018 - 4:04

sempre singolare notare che al posto di feriti e mutilati…vi sono sempre giovani uomini sanissimi con pinzetta e specchietto per sopracciglio “a la femme chic” come attuale moda tronista;
qualcosa non mi torna, a meno che come si diceva nel film Good Morning Vietnam “per andare a combattere nella giungla devi essere uno ssschianto”..

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