Primo argomento di persuasione, ovviamente, i quattrini. “I paesi dell’Unione Europea comprano il 44% di ciò che vendiamo all’estero” e rappresentano un mercato di 500 milioni di persone a cui è necessario avere accesso. Oltre tre milioni di posti di lavoro sono legati anche alle esportazioni all’interno dell’Unione Europea, afferma il governo britannico. Inoltre, aggiungono dal numero 10 di Downing Street, adesso gli inglesi hanno maggiore facilità nel viaggiare e nell’utilizzare il sistema sanitario degli altri paesi, potrebbe non essere più così, mentre sul fronte interno i prezzi potrebbero subire un’impennata. “L’azione dell’Unione Europea”, esagera il governo inglese, “ha contribuito ad impedire all’Iran di avere armi nucleari; e l’Europa sta guidando il mondo nell’affrontare il cambiamento climatico”. D’improvviso, dunque, ecco la panacea a tutti i mali. Sulla questione sovranità dei singoli paesi, le insufficienze dell’organizzazione, la vacuità della sua politica estera su troppe questioni, l’incapacità di affrontare la concorrenza sleale cinese ad esempio, silenzio totale. Sulle alternative all’Europa risposte vaghe e prospettive astrattamente tragiche.
Emmanuel Raffaele
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Da Tripras a Cameron passando per il buffone di Rignano, siamo nell’era dei leader che dicono una cosa e poi il suo esatto contrario. Un segno dei tempi. Gli uomini valgono quanto la parola che danno.