Dresda, 24 gen – Khaled Idris Bahray era un profugo eritreo sbarcato in Sicilia e successivamente arrivato in Germania, nella città di Dresda, dove viveva in un alloggio popolare insieme ad altri immigrati.
La notte del 12 Gennaio è uscito di casa per comprare le sigarette e non è più tornato. Il mattino dopo il corpo senza vita viene ritrovato dalla polizia nel cortile del suo appartamento ricoperto di sangue e con ferite di arma da taglio.
Subito si scatenano lo squallido teatrino degli sciacalli benpensanti: l’associazione locale che si occupa dei profughi tira fuori presunte provocazioni razziste ricevute nei giorni precedenti, la sinistra radicale tedesca ed europea ne fa subito un martire antirazzista, politici progressisti colgono l’occasione per accusare, senza alcuna prova ovviamente, i simpatizzanti di ‘PEGIDA’, movimento di protesta spontaneo contro l’immigrazione di massa e l’estremismo islamico, che proprio il 12 gennaio come tutti i lunedì erano in piazza a Dresda.
Addirittura il redivivo dis-obbediente Luca Casarini a Ballarò dichiara con certezza che “la scorsa settimana è stato ucciso a Dresda un rifugiato politico eritreo da una formazione tedesca che si chiama Pegida”.
Qualche giorno dopo però la polizia tedesca arresta il responsabile reo-confesso dell’omicidio di Khaled. Non si tratta di un attivista di ‘Pegida’ o di un estremista neonazista ma di un coinquilino della vittima anch’esso immigrato di origine eritrea.
Lorenzo Berti