Roma, 29 lug – La Corte Suprema della California ha deciso di riservare corsie preferenziali ad afroamericani e latinos per l’accesso alle professioni forensi. Ma in che modo esattamente? Abbassando la soglia minima per essere ammessi. Di per sé verrebbe da pensare che questo cambiamento non favorisca nessuno, perché dover raggiungere un punteggio più basso per passare l’esame di ammissione non significa automaticamente agevolare tizio piuttosto che caio. In ogni caso, chiunque si cimenti con il test, dovrà comunque superare la soglia prevista. Tecnicamente dunque non dovremmo parlare di “corsie preferenziali” pensate ad hoc.
I dati che non piacciono ai giudici californiani
Eppure, come spiegato in un esaustivo articolo del Los Angeles Times, l’obiettivo è chiaro e dichiarato. Difatti il 68% degli avvocati della California è bianco e solo il 32% non lo è. Questo perché la gran parte di coloro che superano l’esame per le professioni forensi sono bianchi. Ad esempio lo scorso febbraio il 51,7% dei laureati bianchi ha superato il test, rispetto al 5% dei laureati neri, al 32,6% dei latini e al 42,2% degli asiatici. “Non ci sono assolutamente prove che dimostrino che ottenere un punteggio più alto faccia di te un avvocato migliore”, ha detto il decano della facoltà di Giurisprudenza dell’UCLA (Università della California, Los Angeles), Jennifer L. Mnookin.
Secondo Victor D. Quintanilla, professore della Maurer School of Law dell’Università dell’Indiana, esistono studi che spiegano il motivo delle difficoltà incontrate in particolare dagli afroamericani. Questi ultimi sarebbero penalizzati per via delle minori opportunità educative a causa di un più basso livello socioeconomico. “Esiste una ricerca che dimostra che anche quando le persone di colore fanno un esame e lo fanno bene, quell’esame potrebbe non riflettere il loro vero potenziale“, ha detto Quintanilla. Dunque anziché cercare di migliorare il livello socioeconomico di queste persone, si punta semplicemente ad abbassare quello richiesto per diventare avvocati.
Discriminazione al contrario?
Inutile dire che la decisione della Corte Suprema della California è arrivata sull’onda delle proteste antirazziste degli ultimi mesi. Come ammesso dallo stesso Los Angeles Times: “Il movimento Black Lives Matter potrebbe anche aver influenzato la Corte”. Non si tratta però di una novità assoluta, semmai è una conferma di una “svolta” più generale. Lo scorso mese, su questo giornale, avevamo parlato infatti della decisione dell’Università della California di adottare una sorta di discriminazione al contrario rispetto a quanto denunciato dai manifestanti Blm: accesso agevolato alla facoltà per gli afroamericani, con una sorta di “quote nere”. In quel caso a protestare era stata Crystal Lu, la presidente dell’associazione dei cinesi nella Silicon Valley: “L’università pubblica va a retromarcia nella storia, verso il ritorno al favoritismo razziale”. Stavolta sono in molti, anche appartenenti alle cosiddette “minoranze etniche”, che sui social bollano come un grave errore la decisione dei giudici californiani.
Eugenio Palazzini