Roma, 20 lug – La condanna recente di El Chapo costituisce una occasione per indicare, nelle sue generali, l’estensione in Messico dei cartelli della droga e gli strumenti per contrastarlo o, quantomeno, contenerlo.
Cosa sono i cartelli della droga
La parola cartello si può storicamente collocare intorno agli anni ’80. Si riferiva alla organizzazione dei narcotrafficanti colombiani che avevano il monopolio del mercato americano per quanto riguarda la cocaina. In Messico l’espressione cartello non solo indica le organizzazioni dedite al commercio della droga ma si riferisce molto più in generale ad una gestione, certamente complessa e articolata, della criminalità in senso lato. La fine dei cartelli della droga colombiani consentirà a quelli messicani di gestire in modo autonomo non solo le rotte terrestri del traffico di cocaina ma anche di dominare a livello globale il mercato.
I principali cartelli della droga messicani sono stati per lungo tempo fondamentalmente questi: Tijuana, del Golfo, di Juárez e di Sinaloa. Mentre per quanto riguarda le principali famiglie che hanno gestito per lungo tempo il traffico di cocaina in Messico, le principali sono state quelle di Arellano Félix, Carrillos Fuentes, Beltrán Leyva, Cárdenas Guillen, Zambada García e Guzmán Loera. Tuttavia, sia gli imprevedibili mutamenti politici in Messico, sia la diminuzione altrettanto inaspettata della domanda di cocaina, fecero saltare le precedenti alleanze e i precedenti equilibri di potere portando a una polarizzazione diarchica: da un lato il cartello di Sinaloa e dall’altro lato quello del Golfo.
Droga e paramilitari
Dal punto di vista prettamente operativo il cambiamento più significativo da parte dei cartelli messicani fu quello di dotarsi di strutture paramilitari con lo scopo di salvaguardare le rotte del traffico. Una delle più importanti strutture paramilitari è quella di Los Zetas, comandata da Arturo Guzman e voluta da Osiel Guillén a capo del cartello del Golfo. Dopo la cattura di Cardenas, Los Zetas ha assunto un ruolo sempre più rilevante contribuendo da un lato alla nascita di una delle più temibili famiglie messicane, e cioè la Familia Michoacana, e dall’altro lato a stringere una alleanza con il cartello dei Beltrán Leyva. Da questo momento si è verificata una escalation della violenza in Messico e il modello operativo realizzato da questa struttura paramilitare – controllo militare del territorio, estorsione, costituzione di cellule autonome – si è affermato poiché considerato dai cartelli altamente efficiente.
Le risposte che il governo messicano ha dato nei confronti di questi mutati scenari si possono riassumere fondamentalmen20te in due. La prima risposta si attuò durante la presidenza Fox, utilizzando l’esercito e la marina per una attività di controllo capillare del territorio con il contributo decisivo, a livello militare ed economico, degli Stati Uniti. La seconda risposta venne posta in essere con il presidente Enrique Peña Nieto, che decise di attuare una diversa strategia per la tutela della sicurezza nazionale che consisté in una azione preventiva con lo scopo di individuare e rimuovere le cause sia economiche che sociali che determinano la nascita dei cartelli messicani. Per realizzare questo ambizioso obiettivo si è rivelata indispensabile la sinergia tra le diverse autorità e cioè tra quelle centrali e quelle locali (cioè le autorità federali municipali).
Roberto Favazzo