Roma, 28 mar – Se è ben nota la presenza di imprese cinesi in Africa, lo stesso non si può dire di quelle turche. Le imprese della Turchia non solo operano nel continente nero, ma adesso stanno sfidando la Cina nella costruzione di importanti opere infrastrutturali. La Banca Mondiale stima che la spesa per infrastrutture in Africa si aggiri a 300 miliardi di dollari annui e le società di Ankara sono sempre più determinate a guadagnare quota in questo settore a scapito di quelle di Pechino.
In Africa la Turchia sfida la Cina (e spesso vince)
Cresce così il numero di Paesi africani che scelgono le imprese del gigante anatolico perché hanno la reputazione di portare a termine grosse opere nei tempi e nei costi stabiliti. Un esempio in tal senso è la ferrovia da 273 chilometri che verrà costruita in Uganda per collegare la capitale Kampala a Malaba. Nel 2015 la realizzazione di questa ferrovia era stata affidata alla società cinese China Harbour Engineering Company, ma visto che in otto anni la società del Dragone non ha iniziato i lavori, il governo ugandese ha deciso di dare l’appalto ai turchi di Yapi Merkezi.
Non è un caso isolato. Sempre la società Yapi Merkezi, ha battuto i cinesi nella costruzione di una linea ferroviaria in Etiopia nel 2017 e nel 2021 si è aggiudicata un contratto da 900 milioni di dollari per costruire una rete ferroviaria in Tanzania. E ancora: nel 2019 la multinazionale turca Summa Construction si è aggiudicata la realizzazione del nuovo palazzo del Parlamento in Guinea Equatoriale, oltre a un centro commerciale in Ruanda e a un centro congressi in Etiopia. Ed è sempre la turca Summa Construction ad aver costruito, in Senegal, la Dakar Arena e la Dakar International Conference Center, nonché l’aeroporto internazionale Blaise Diagne e in Niger l’aeroporto di Niamey. Il tutto a scapito di aziende cinesi.
Certo le imprese di Pechino si stanno ancora aggiudicando altri importanti contratti in Africa, tuttavia adesso subiscono una concorrenza inimmaginabile fino a qualche anno fa. Dal punto di vista dei governi africani la presenza turca appare oltretutto positiva poiché consente loro di mettere in concorrenza Turchia e Cina, optando poi per le imprese che offrono il servizio migliore.
Giuseppe De Santis