In effetti, Kohl intrattiene rapporti di lunga data con il più giovane Orbán. E le sue dichiarazioni sono inequivocabili: «La soluzione del problema dei profughi è da trovare nei Paesi di provenienza, non in Europa. L’Europa, infatti, non può diventare una nuova patria per milioni di persone in difficoltà in tutto il mondo». Kohl critica poi esplicitamente la Merkel in quanto avrebbe varato le politiche dell’accoglienza prendendo «decisioni in solitaria», ossia senza consultare gli altri Paesi membri dell’Unione europea. Tradotto per gli allergici al politichese: la Merkel ha deciso tutto da sola, senza reale consenso, in modo arbitrario e unilaterale. Non male come bordata.
Kohl motiva così la sua posizione: gli immigrati provengono «da contesti culturali differenti dal nostro, professando in larga misura un credo diverso da quello giudaico-cristiano, su cui invece si fondano i nostri valori e il nostro ordine sociale». Per il premier ungherese, invece, solo parole al miele. Di più: sulla questione europea «mi trovo d’accordo con il mio amico Orbán». Insomma, sempre tradotto alla buona: ciò che serve all’Europa è la chiusura delle frontiere e l’innalzamento dei muri. Perché, chiosa sempre Kohl, «ne va della nostra esistenza».
Giovanni Coppola