È da precisare che sin dall’inizio della crisi siriana, cinque anni or sono, la Guardia Rivoluzionaria iraniana, subendo un prezzo di sangue di circa 150 unità nell’ultimo anno, ha assicurato la sua presenza sul territorio siriano, ma è la prima volta che si parla di invio di truppe regolari. A fare luce sulla nuova politica iraniana è stata l’uccisione di almeno 4 commandos dell’esercito iraniano nell’ultima settimana.
Per decenni Teheran ha mantenuto il proprio esercito lontano da interventi militari sul campo internazionale, preferendo una strategia contro i nemici che minacciano i propri interessi nella regione basata sul supporto alle nazioni vicine (geograficamente e politicamente) come Libano, Siria e Iraq. Oggi in Siria si combatte una guerra di cruciale importanza per gli interessi iraniani, nel tentativo di rafforzare sempre più i già solidi legami con il partito libanese Hezbollah (le cui milizie sono attive al fianco dell’esercito arabo siriano) e di arginare la potenza israeliana. Alcuni diplomatici di base a Damasco credono che l’Iran abbia schierato la sua potenza militare in Siria in un tentativo di aumentare la propria influenza in un momento di apparente incrinatura di rapporti tra il presidente Bashar al Assad e l’alleato russo. Un funzionario ha affermato: “Gli iraniani hanno visto questa situazione come una grande opportunità per avvicinarsi alla Siria”.
Ada Oppedisano